Rosa Mundi Art Works

Rosa Mundi costruisce uno spazio infinito dentro le opere in legno ed in ferro, denominate “SFERE ARMILLARI”, “TAMBURO” e “THE BOX”, sovrapponendo una sull’altra due lastre di vetro plastificato che raffigurano l’inizio e la fine del pensiero umano che si fa da verbo ad immagine, da racconto a ricordo, da sinfonia a memoria, da nota musicale a storia. Le immagini sono impresse dall’artista con pigmenti naturali e tempera a freddo, mescolata ad un materiale naturale, tratto dalle membrane delle meduse. All’interno di ogni opera, perfettamente autoportante, sono tracciati i
pensieri dell’artista nelle lingue, definite morte, di una umanità che ci ha preceduto, ossia in in aramaico, persiano, latino e greco antico. Il significato intrinseco dell’opera è contenuto nel concetto spaziale del verbo, nel tempo della sopravvivenza dell’opera e del detentore medesimo, oltre l’umana percezione del collezionista, chiamato ad esserne custode e principale interprete vivente. La fisicità del concetto spaziale, ossia l’immaterialità della percezione dell’infinito nelle opere di Rosa Mundi sono l’essenza del “non luogo”. Rosa Mundi con la sua produzione artistica mira a proseguire oltre i confini della visione materica dei tagli di Fontana generando infinite smagliature di luce, tra la trasparenza, l’immaginario e della sovrapposizione degli sguardi.

Rosa Mundi builds an infinite space inside the wooden and iron works, called “SPHERES ARMILLARI”, ” DRUM “and” THE BOX “, superimposing one on the other two plasticized glass plates that represent the beginning and the end of human thought that becomes from verb to image, from story to memory, from symphony to memory, from musical note to story. The images are imprinted by the artist with natural pigments and cold tempera, mixed with a natural material, taken from the membranes of jellyfish. Inside each perfectly self-supporting artistic work, the artist’s thoughts are traced in the languages, defined as dead, of a humanity that preceded us, namely in Aramaic, Persian, Latin and ancient Greek. The intrinsic meaning of the work is contained in the spatial concept of the verb, in the time of the survival of the work and of the owner himself, beyond the human perception of the collector, called to be its custodian and main living interpreter. The physicality of the spatial concept, ie the immateriality of the perception of infinity in “the box” by Rosa Mundi are the essence of the “non-place”. Rosa Mundi with its artistic production aims to continue beyond the boundaries of the material vision of Fontana’s cuts, generating infinite stretch marks of light, between transparency, the imagination and the overlapping of looks.

SFERE ARMILLARI SERIES

TREPIDAZIONI EQUINOZIALI

Rosa Mundi costruisce una particolare sfera armillare, composta da tre cerchi di ferro ellittici, incastonati una dentro l’altra, anticamente anellicircolari delle antiche botti quattrocentesche custodite nella magica atmosfera delle antiche cantine di vino del Castello di Morsasco. Ognuna dei tre cerchi tratteggia una sfera con una propria immaginaria eclittica. La prima, partendo dal cuore dell’armillare, è divisa in sezioni corrispondenti ai dodici segni dello Zodiaco. La sfera armillare era destinata a mostrare sia la precessione sia la cosiddetta trepidazione degli
equinozi, tanto in voga nel ‘400. L’originaria teoria dell’astronomo greco Ipparco, nel II secolo a.C., sul diverso tempo
impiegato dal sole pergiungere all’equinozio, di primavera in primavera, riconosceva un lento spostamento delle stelle, parallelamente all’eclittica, in senso contrario al moto diurno tale da dare origine allo spostamento dei punti equinoziali di primavera ed autunno. Questa teoria venne denominata la precessione degli equinozi. Nei secoli a seguire ci pensarono gli scienziati arabi a cronometrare lo slittamento degli equinozi con un avanzamento
più rapido da 1 a 66 anni, rispetto a quello di Ipparco ossia da 1 a 100 anni, sino a teorizzare un cambiamento nella velocità di precessione, come se questa fosse una funzione del tempo che doveva essere determinata sulla base delle osservazioni. Con la sua installazione Rosa Mundi indaga quindi il gioco del tempo nell’indagine astronomica che, come variante matematica, deve considerare l’alea della inevitabile successione dell’imprecisione del calcolo umano. Al tempo stesso anche il gioco delle forme, coniato e definito dal pensiero umano, si deve aggiungere l’ulteriore incognita dell’obliquità dell’eclittica, anch’essa variabile.
Rosa Mundi builds a particular armillary sphere, composed of three elliptical iron circles, set one inside the other, anciently circular rings of the ancient fifteenth-century barrels kept in the magical atmosphere of the ancient wine cellars of the Castle of Morsasco. Each of the three circles outlines a sphere with its own ecliptic imagery. The first, starting from the heart of the armillary, is divided into sections corresponding to the twelve signs of the Zodiac. The armillary sphere was intended to show both the precession and the so-called trepidation of the equinoxes, so popular in the ‘400. The original theory of the Greek astronomer Hipparchus, in the second century BC, on the different time taken by the sun to reach the equinox, from spring to spring, recognized a slow movement of the stars, parallel to the ecliptic, in the opposite direction to diurnal motion such as to give rise to the displacement of the equinox points of spring and autumn. This theory was called the precession of the equinoxes. In the following centuries, Arab scientists thought about timing the slippage of the equinoxes with a faster advance from 1 to 66 years, compared to that of Hipparchus that is from 1 to 100 years, until they theorized a change in the speed of precession, as if this was a function of time that had to be determined on the basis of the observations. With his installation, Rosa Mundi therefore investigates the game of time in the astronomical investigation which, as a mathematical variant, must consider the basis of the Inevitable succession of the inaccuracy of human calculation. At the same time, the play of forms, coined and defined by human thought, must be added to the further unknown factor of the obliquity of the ecliptic, which is also variable


HUMANITY’S CONDITION

Sfera Armillare

Castello di Morsasco

ROSA MUNDI Rosone Serie Blu 2020 Sfera Armillaria Cerchi in ferro quattrocenteschi delle antiche botti di vino, vetro plastificato, tempera naturale, materiale organico marino Fifteenth-century iron circles of ancient wine barrels, plasticized glass, natural tempera, organic Ǿ 148 cm 200 x 160 x 100 cm

ROSONE |MEDUSE

Loggiato di San Bartolomeo a Palermo

Trepidazione Equinoziale Cerchi in ferro quattrocenteschi delle antiche botti di vino, vetro plastificato, tempera naturale | Fifteenth-century iron circles of ancient wine barrels, plasticized glass, natural tempera
147cm|200 cm

Rosa Mundi costruisce una particolare sfera armillare, composta da tre cerchi di ferro ellittici, incastonati una dentro l’altra, anticamente anelli circolari delle antiche botti quattrocentesche custodite nella magica atmosfera delle antiche cantine di vino del Castello di Morsasco, in Piemonte sulla via francigena. Ognuna dei tre cerchi tratteggia una sfera con una propria immaginaria eclittica. La prima, partendo dal cuore dell’armillare, è divisa in sezioni corrispondenti ai dodici segni dello Zodiaco. La sfera armillare era destinata a mostrare sia la precessione sia la cosiddetta trepidazione degli equinozi, tanto in voga nel ‘400. L’originaria teoria dell’astronomo greco Ipparco, nel II secolo a.C., sul diverso tempo impiegato dal sole per giungere all’equinozio, di primavera in primavera, riconosceva un lento spostamento delle stelle, parallelamente all’eclittica, in senso contrario al moto diurno tale da dare origine allo spostamento dei punti equinoziali di primavera ed autunno. Questa teoria venne denominata la precessione degli equinozi. Nei secoli a
seguire ci pensarono gli scienziati arabi a cronometrare lo slittamento degli equinozi con un avanzamento più rapido da 1 a 66 anni, rispetto a quello di Ipparco ossia da 1 a 100 anni, sino a teorizzare un cambiamento nella velocità di precessione, come se questa fosse una funzione del tempo che doveva essere determinata sulla base delle osservazioni. Con la sua installazione Rosa Mundi indaga quindi il gioco del tempo nell’indagine astronomica che, come variante matematica, deve considerare l’alea della inevitabile successione dell’imprecisione del calcolo umano. Al tempo stesso anche il gioco delle forme, coniato e definito dal pensiero umano, si deve aggiungere l’ulteriore incognita dell’obliquità dell’eclittica, anch’essa variabile. L’artista crea un legame storico ed emozionale tra il presente, il passato ed il futuro, dove la memoria regna sovrana tra le fibre delle sue opere e lo sguardo dello spettatore. Lungo le pareti interne delle opere una scritta in tempera naturale fluorescente ci rivela il messaggio segreto dell’opera di cui il collezionista è chiamato ad essere principale guardiano e traghettatore.

Rosa Mundi builds a particular armillary sphere, consisting of three elliptical iron circles, set one inside the other, formerly circular rings of the ancient fifteenth-century barrels kept in the magical atmosphere of the ancient wine cellars of the Morsasco Castle, in Piedmont on the Via Francigena. Each of the three circles outlines a sphere with its own imaginary ecliptic. The first, starting from the heart of the armillary, is divided into sections corresponding to the twelve signs of the Zodiac. The armillary sphere was intended to show both the precession and the so-called trepidation of the equinoxes, so popular in the 1400s. The original theory of the Greek astronomer Hipparchus, in the second century
BC, on the different time taken by the sun to reach the equinox, from spring to spring, recognized a slow movement of the stars, parallel to the ecliptic, in the opposite direction to the diurnal motion such as to give rise to the displacement of the equinoctial points of spring and autumn. This theory was called the precession of the equinoxes. In the following centuries, Arab scientists thought about timing the shift of the equinoxes with a faster advancement from 1 to 66 years, compared to that of Hipparchus, i.e. from 1 to 100 years, until they theorized a change in the speed of precession, as if this was a function of time which had to be determined on the basis of observations. With his installation Rosa Mundi therefore investigates the game of time in astronomical investigation which, as a mathematical variant, must consider the risk of the inevitable succession of the imprecision of human calculation. At the same time, the play of forms, coined and defined by human thought, must be added the further unknown of the obliquity of the ecliptic, which is also variable. The artist creates a historical and emotional link between the present, the past and the future, where memory reigns supreme between the fibers of his works and the viewer’s gaze. Along the internal walls of the works, an inscription in natural fluorescent tempera reveals the secret message of the work of which the collector is called to be the main guardian and ferryman.

HUMANITY’S CONDITION

Giardino Monumentale di Villa Barbarigo di Valsanzibio

RESURRECTION

Yacht Club Venezia | Marina di Sant’Elena

MEDUSE | ROSONE

In Meduse e in Rosone, presente anche nella versione dei “Tamburi” oltre che delle sfere armillari spiega in modo figurativo e sonoro la percezione dell’artista nell’essere umano e animale, allineato nello spazio come un pianeta fluttuante nell’infinità dell’universo. Le meduse escono dal mare e si dirigono verso l’universo mare, racchiudendo tra il rosone e il giudizio universale il destino dell’uomo evidenziando la metamorfosi del concetto spaziale. I punti cardinali si rarefanno ed il sotto ed il sopra perdono ogni punto di riferimento in una prospettiva spaziale dell’universo e del mondo che fluttua nello spazio e noi su di esso

MEDUSE

Porto Rotondo

HUMANITY’S CONDITION

Fondazione Orestiadi | Museo delle trame mediterranee | Gibellina Nuova

HUMANITY’S TIME LIFE

Castello di Morsasco


MAGDALA

Museo Regionale MUME di Messina

Villa Helvetia Cortina Parco archeologico di Lilibeo Marsala

KRAL DES CHEVALIERS BLUE 2020

In Krak des Chevaliers for Rosa Mundi he interprets the light behind the wall, strong and sharp, capable of penetrating
everywhere. Krak des Chevaliers represents the eternal dialogue between the living stones of history and human experience that is cyclically composed, decomposed and recomposed. A symbolic place of Syria, the castle stronghold of the warlords, at the same time a setting for building peace near Homs, the medieval castle par excellence of the Crusader era. Two small slits hold back the light, indicating the road to peace at certain times of the day and transforming a cannonball into a soft circular sponge

In Krak des Chevaliers per Rosa Mundi interpreta la luce dietro il muro, forte e tagliente capace di penetrare in ogni dove. Krak des Chevaliers rappresenta il dialogo eterno tra le pietre vive della storia e l’umana esperienza che ciclicamente si compone, scompone e ricompone. Un luogo simbolo della Siria, il castello roccaforte dei signori
della guerra, al contempo scenario per costruire la pace nei pressi di Homs, il castello medievale per eccellenza dell’era delle crociate. Due piccole fenditorie trattengono la luce, indicando in alcune ore del giorno la strada della pace e trasformando una palla di cannone in una morbida spugna circolare.

POINT DE VUE

Con Point de vue l’artista indaga l’umana percezione oltre i confini della realtà, tra l’origine dello sguardo,
l’immaginaria conoscenza e l’oggetto mirato. Il punto di vista dell’osservatore plasma l’oggetto osservato. Spesso
carico di una pre-visione, di un pregiudizio, di una precostituzione interpretativa che muta l’oggetto stesso
e la memoria del vissuto si aggiunge alla concreta realtà che diventa madre e generatrice di altre realtà, numerose e
molteplici. Una baita sulla sommità di una collina ricoperta di nave prestano l’immagine di un seno nudo aperto al cielo in una dinamica umana e personale di vedere ciò che vogliamo o immaginiamo di vedere.

With Point de vue the artist investigates human perception beyond the boundaries of reality, between the origin of the
gaze, imaginary knowledge and the targeted object. The observer’s point of view shapes the observed object. Often laden with a foresight, a pre-judgment, an interpretative pre-constitution that changes the object itself and the memory of the experience is added to the concrete reality that becomes the mother and generator of other realities, numerous and manifold. A cabin on the top of a hill covered with a ship lends the image of a naked breast open to the sky in a human and personal dynamic of seeing what we want or imagine we see.

THE BOX SERIES

Rosa Mundi costruisce delle scatole in legno ed in ferro, denominate “the box”,  sovrapponendo una sull’altra due lastre di vetro plastificato che raffigurano l’inizio e la fine del pensiero umano che si fa da verbo ad immagine, da racconto a ricordo, da sinfonia a memoria, da nota musicale a storia. Le immagini sono impresse dall’artista con pigmenti naturali e tempera a freddo, mescolata ad un materiale naturale, tratto dalle membrane delle meduse. All’interno di ogni scatola “the box”, perfettamente autoportante, sono tracciati i pensieri dell’artista nelle lingue, definite morte, di una umanità che ci ha preceduto, ossia in in aramaico, persiano, latino e greco antico. Il significato intrinseco dell’opera è contenuto nel  concetto spaziale del verbo, nel tempo della sopravvivenza dell’opera e del detentore medesimo, oltre l’umana percezione del collezionista, chiamato ad esserne custode e principale interprete vivente. La fisicità del concetto spaziale, ossia l’immaterialità della percezione dell’infinito in “the box“ di Rosa Mundi sono l’essenza del “non luogo” . Rosa Mundi con la sua produzione artistica mira a proseguire oltre i confini della visione materica dei tagli  di Fontana generando infinite smagliature di luce, tra la trasparenza, l’immaginario e della sovrapposizione degli sguardi.

KRAK DES CHEVALIERS

In Krak des Chevaliers per Rosa Mundi interpreta la luce dietro il muro, forte e tagliente capace di penetrare in ogni dove. Krak des Chevaliers rappresenta il dialogo eterno tra le pietre vive della storia e l’umana esperienza che ciclicamente si compone, scompone e ricompone. Un luogo simbolo della Siria, il castello roccaforte dei signori della guerra, al contempo scenario per costruire la pace nei pressi di Homs, il castello medievale per eccellenza dell’era delle crociate. Due piccole fenditorie trattengono la luce, indicando in alcune ore del giorno la strada della pace e trasformando una palla di cannone in una morbida spugna circolare.

In Krak des Chevaliers for Rosa Mundi he interprets the light behind the wall, strong and sharp, capable of penetrating
everywhere. Krak des Chevaliers represents the eternal dialogue between the living stones of history and human experience that is cyclically composed, decomposed and recomposed. A symbolic place of Syria, the castle stronghold of the warlords, at the same time a setting for building peace near Homs, the medieval castle par excellence of the Crusader era. Two small slits hold back the light, indicating the road to peace at certain times of the day and transforming a cannonball into a soft circular sponge.

MAGDALA

Magdala is a word and a name that brings us back to the history of Christ, it is the name of a woman among the most important of the New Testament, it is a city and is today one of the most interesting archaeological sites in Galilee and in the whole Holy Land. Magdala is the archetype and stereotype of an idea of woman and human existence, generated by a transparent stratification of prejudices, of legal necessities and government commands, in perfect non-compliance with reality, true history and what happened. . Magdala by Rosa Mundi represents the infinity of history on the move, masked and covered that wanders within the perceptions of the world of yesterday, today and tomorrow that rotates, imperfect in quinoxial trepidation, within the armillary sphere

Con Magdala Rosa Mundi indaga quindi il gioco del tempo nell’indagine astronomica che, come variante matematica, deve considerare l’alea della inevitabile successione dell’imprecisione del calcolo umano. Al tempo stesso anche il gioco delle forme, coniato e definito dal pensiero umano, si deve aggiungere l’ulteriore incognita dell’obliquità
dell’eclittica, anch’essa variabile. Magdala è una parola ed un nome che ci riporta alla storia di Cristo, è il nome di una donna tra le più importanti del Nuovo Testamento, è una città ed è oggi uno dei siti archeologici più interessanti della Galilea e di tutta la Terra Santa. Magdala è l’archetipo ed lo stereotipo di un’idea di donna e di umana esistenza, generata da una trasparente stratificazione di pregiudizi, di necessità ordinamentali e comandi di governo, in perfetta non aderenza con la realtà, la vera storia e l’accaduto. Magdala di Rosa Mundi rappresenta l’infinito della storia in cammino, mascherata e coperta che vaga all’interno delle percezioni del mondo di ieri, di oggi e di domani che ruota,
imperfetta nella trepidazione equinoziale, all’interno della sfera armillare

RESURRECTION

In Krak des Chevaliers per Rosa Mundi interpreta la luce dietro il muro, forte e tagliente capace di penetrare in ogni dove. Krak des Chevaliers rappresenta il dialogo eterno tra le pietre vive della storia e l’umana esperienza che ciclicamente si compone, scompone e ricompone. Un luogo simbolo della Siria, il castello roccaforte dei signori della guerra, al contempo scenario per costruire la pace nei pressi di Homs, il castello medievale per eccellenza dell’era delle crociate. Due piccole fenditorie trattengono la luce, indicando in alcune ore del giorno la strada della pace e trasformando una palla di cannone in una morbida spugna circolare

In Krak des Chevaliers for Rosa Mundi he interprets the light behind the wall, strong and sharp, capable of penetrating everywhere. Krak des Chevaliers represents the eternal dialogue between the living stones of history with human experience that is cyclically composed, decomposed, and recomposed. A symbolic place of Syria, the castle stronghold of the warlords at the same time a place to build peace near Homs, the medieval castle par excellence of the Crusader era. Two small slits hold back the light, indicating the road to peace at certain times of the day and transforming a cannonball into a soft circular sponge
RESURRECTION
Galleria Croce Bianca 7 Cortina d’Ampezzo

MARE INTERNUM NOSTRUM

AVENUE 66

MELODY ARABIC NORMANDY

EXOCULIS

Villa Helvetia Cortina Parco archeologico di Lilibeo Marsala

POINT DE VUE

Con Point de vue l’artista indaga l’umana percezione oltre i confini della realtà, tra l’origine dello sguardo,
l’immaginaria conoscenza e l’oggetto mirato. Il punto di vista dell’osservatore plasma l’oggetto osservato. Spesso
carico di una pre-visione, di un pregiudizio, di una precostituzione interpretativa che muta l’oggetto stesso
e la memoria del vissuto si aggiunge alla concreta realtà che diventa madre e generatrice di altre realtà, numerose e
molteplici. Una baita sulla sommità di una collina ricoperta di nave prestano l’immagine di un seno nudo aperto al cielo in una dinamica umana e personale di vedere ciò che vogliamo o immaginiamo di vedere.

With Point de vue the artist investigates human perception beyond the boundaries of reality, between the origin of the
gaze, imaginary knowledge and the targeted object. The observer’s point of view shapes the observed object. Often laden with a foresight, a pre-judgment, an interpretative pre-constitution that changes the object itself and the memory of the experience is added to the concrete reality that becomes the mother and generator of other realities, numerous and manifold. A cabin on the top of a hill covered with a ship lends the image of a naked breast open to the sky in a human and personal dynamic of seeing what we want or imagine we see.

UMBRA MUSICAE

PALMYRA

GIBELLINA

Serie Tamburi – Rosone 2020
Vetro plastificato, tempera, ventre di medusa, ferro Plasticized glass, tempera, jellyfish belly, iron 100 x 20cm
La serie dei tamburi spiega in modo figurativo e sonoro la percezione dell’artista nell’essere umano e animale,
allineato nello spazio come un pianeta fluttuante nell’infinità dell’universo. Le meduse escono dal mare e si dirigono verso l’universo mare, racchiudendo tra il rosone e il giudizio universale il destino dell’uomo evidenziando la
metamorfosi del concetto spaziale. The series Tamburi explains figuratively and sonically the artist’s perception of the human and animal being, aligned in space as a planet floating in the infinity of the universe. Jellyfish come out of the sea and head towards the universe of the sea, enclosing the destiny of man between the rose window and the universal judgment, highlighting the metamorphosis of the spatial concep

Hotel Metropol | Taormina

Opere di Rosa Mundi come Scenografia in Teatro dal Cunto al Teatro Equestre, dalla Lirica alla Danza. Video Editing di Rosa Mundi.

In più di tre teatri di Pietra e Teatri stabili dall’Umbria alla Sicilia in:

Judas the Guess ( Le domande di Giuda): il processo dell’umanità con gli Esoscheletri e la Regia di Sasà Neri

The Game of Time: in viaggio con Ulisse con la regia di Chiara Modìca Donà dalle Rose e i grandi Mario Bajardi, Giuseppe Cimarosa, Salvi Piparo, Michele Piccione, Claudia Caraulo e Mariel Chiara. Opere d’arte contemporanea di Rosa Mundi e due bellissimi angeli bianchi dei fratelli Cristiano e Patrizio Alviti

https://youtu.be/LAtZBIYO1co

I ‘M HERE, DEATH SMELLS OF RESURRECTION 

The name Giampilieri is a unique toponym in the whole Italian territory. Before acquiring the current denomination between the end of the eighteenth century and the beginning of the nineteenth century, he was given several names: 1568 Zampilerius, 1584 Gionpiliere, 1593 Molino di Giovanni Pileri, 1733 Ioampilerium, 1760 Iampileris.
The toponym Giampilieri could derive from Giovanni Piliero, perhaps the name of a knight of the Order of Malta, probably the ancient landowner of the area. From 1523 to 1798, Messina was the seat of one of the seven Great Priories of the Venerable IV Language of Italy with which the Maltese Order had divided the Italian territory, the VII Grand Priory of Messina. In an ancient house of Giampilieri, there is a rusticated arch from 1633, with a pair of coats of arms of the Knights of Malta carved, which testifies to the residence in the village of an important person of the Order of Malta.
But for others the name Giampilieri could have a double origin. The prefix “Giam” could come from the Arabic word hagar which means “stone, stone, boulder”, which constitutes the first ending of origin of some Sicilian localities. The term “pileri” is purely Sicilian, it comes from the late Latin pilare-is which means “pillar, column, stele, memorial stone”. In the town’s Church Square, there is a piliere of very ancient origin, right in front of the main facade of the Mother Church.
On 1 October 2009 torrential rains hit eastern Sicily all night, until morning. The storm causes the overflow of rivers and various landslides. Since the beginning of the storm, an average of 415 Fire Brigade units were employed per day, involving a total of 1,623 men from all over Italy. 170 vehicles were used, including 4 helicopters, 1 motorboat and 3 rubber boats for research at sea and the transport of personnel. The flood causes 37 victims and over two thousand people are evacuated.
It was October 1st 2009 when a flow of water, mud and debris came down the mountain dragging with it roads, squares, Giampilieri’s houses, also hitting Scaletta Zanclea, Itala, Briga, Molino, Altolia in the Province of Messina. A territory wounded forever by that violent storm that poured 350 millimeters of water in a few hours. Ten years later, most of the safety work has been completed, life seems to have returned to normal but the wound is still bleeding. But when it rains the memory returns to that Thursday 1 October 2009. The life of those who were present is no longer the same.
The days that followed were no less tragic. Everything was covered in mud. The roads were impassable. The dead, the missing and the damage were counted. Already on October 25, 2007, just two years earlier, a first alluvial event had hit Scaletta Zanclea.
The country has slowly depopulated. Many displaced people have never returned to their homes. Many young people have thought of building their future thousands of kilometers from the flood areas. People are missing. Return policies are missing. Today after ten years we are experiencing a new flood which is that of depopulation. Stores close, people leave.
“The Key of the Last Supper”, already exhibited at the Museum of Contemporary Art of the Sicilian Region – Palazzo Belmonte Riso in via Vittorio Emanuele 484, Archaeological park of Tindari, at the Orestiadi Foundation at the Museum of Mediterranean Textures and at the Castle of Morsasco in Piedmont .
Twenty years earlier, on 21 October 1989, a sacred image of Jesus kept in a private house began to tear, the phenomenon repeated itself for several months, attracting the attention of hundreds of people who came to see: many claimed to receive graces , of having converted or recovered from diseases.
Tears are immediately analyzed and their human nature ascertained. On March 27, 1990, near Easter, the tears of Jesus’ face become blood, coming out of the thorns of the head, from the nose and from the mouth. Blood crosses of various shapes and sizes are also formed everywhere in a room. Also this blood, analyzed, is confirmed as human blood.
Ms. Pina Micali, the owner of the house, a strongly devoted woman, initially says she has inner locutions, which invited to prayer, love, penance and unity. This following the first cases of tearing. After the locutions, the lady claims to have visions of Jesus and since 1992 she says she is stigmatized: every year and before the beginning of Lent, Jesus asks her if she is willing to relive her Passion for the conversion of sinners. And he announces that every year the pains in her would increase, saying to her: “I leave you under the guidance of My Mother. From now on she will instruct you. “
After Lent, the stigmata and signs in different parts of the body begin to disappear and she slowly recovers from severe pain. But all over the left palm remains clotted blood, which reappears even if the hand is washed. This hand – the left – is always covered by a band and Pina rarely shows it. Since 1993 it is the Madonna, as announced by Jesus, to deliver messages to Pina, and always that year new tears occur to other sacred statues, in particular to a statue of the Madonna. All this is repeated constantly and continuously over the years.
The message of Giampilieri’s tears goes in the direction of the messages given by Our Lady to La Salette, Lourdes and Fatima: Jesus is God incarnate, Gospel, Holy Mass and Eucharistic Adoration, Confession, prayer in particular the Holy Rosary, charity, conversion, humility, penance and sacrifices.
Our Lady’s tears ask for reparation, consolation and penance. Tears that also appeal to non-believers to do an internal analysis or internal inspection to ask themselves fundamental questions about the meaning of life and to respond with humility, looking only for the Truth. Our Lady weeps for all the negative events that are happening in the world and invites us to prayer, living daily in faith and prayer.

TRANSFORMATORY directed by Federcio Bonelli
In the summer of 2018 he adopted the city and made it a great artist residence on the theme of
“Porta / the gate: Porta itineris longissima dicitur esse”
Becoming a stage of BIAS 2018
www.biasinstitute.it
Leaving numerous site specifics in the historic center after involving the city and its citizens for two weeks.
Rosa Mundi is among the artists selected by Trasformatorio and participates leaving one of her works called
www.rosamundivisualart.com

SONO QUI , LA MORTE ODORA DI RESURREZIONE
TESTI, FOTO, VIDEO E EDITING DI ROSA MUNDI VISUALARTIST
WWW.ROSAMUNDIVISUALART.COM

l nome Giampilieri è un toponimo unico in tutto il territorio italiano. Prima di acquisire l’attuale denominazione fra fine del ‘700 inizio dell’800 ma prima gli furono dati diversi nomi: 1568 Zampilerius, 1584 Gionpiliere, 1593 Molino di Giovanni Pileri, 1733 Ioampilerium, 1760 Iampileris.
Il toponimo Giampilieri potrebbe derivare da Giovanni Piliero, forse il nome di un cavaliere dell’Ordine di Malta, probabilmente antico proprietario terriero della zona. Dal 1523 al 1798, Messina fu sede di uno dei sette Grandi Priorati della Venerabile IV Lingua d’Italia con cui l’Ordine Maltese aveva suddiviso il territorio italiano, il VII Gran Priorato di Messina. In un’antica casa di Giampilieri, vi è un arco bugnato del 1633, con scolpita una coppia di stemmi dei Cavalieri di Malta, che testimonia la residenza nel villaggio di un importante personaggio dell’Ordine di Malta.
Ma per altri il nome Giampilieri potrebbe avere una doppia origine. Il prefisso “Giam” potrebbe provenire dalla parola araba hagar che significa “pietra, sasso, masso”, che costituisce la prima desinenza di origine di alcune località siciliane. Il termine “pileri” è prettamente siciliano, proviene dal tardo-latino pilare-is che significa “pilastro, colonna, stele, cippo”. Nella Piazza della Chiesa del paese, si erge un piliere di antichissima origine, proprio di fronte alla facciata principale della Chiesa Madre.
Il 1° ottobre 2009 piogge torrenziali colpiscono la Sicilia orientale per tutta la notte, fino al mattino. Il nubifragio provoca lo straripamento dei corsi d’acqua e diversi eventi franosi. Dall’inizio del nubifragio, furono impiegate in media 415 unità dei Vigili del Fuoco al giorno, coinvolgendo un totale di 1.623 uomini provenienti da tutta Italia. Furono utilizzati 170 mezzi, tra cui 4 elicotteri, 1 motobarca e 3 gommoni per le ricerche in mare ed il trasporto del personale L’alluvione provoca 37 vittime e oltre duemila le persone vengono evacuate.
Era il 1° ottobre del 2009 quando una colata di acqua, fango e detriti venne giù dalla montagna trascinando con sé strade, piazze, abitazioni di Giampilieri colpendo anche Scaletta Zanclea, Itala, Briga, Molino, Altolia in Provincia di Messina. Un territorio ferito per sempre da quel violento nubifragio che riversò, in poche ore, 350 millimetri di acqua. Dieci anni dopo, la maggior parte delle opere per la messa in sicurezza sono state completate, la vita sembra essere tornata alla normalità ma la ferita sanguina ancora. Ma quando piove la memoria ritorna a quel giovedì 1 ottobre 2009. La vita di chi fu presente non è più la stessa.
I giorni che seguirono non furono meno tragici. Tutto era coperto dal fango. Le strade erano impraticabili. Si contavano i morti, i dispersi e i danni. Già il 25 ottobre del 2007, solo due anni prima, un primo evento alluvionale aveva colpito Scaletta Zanclea.
Il paese si è lentamente spopolato. Molti sfollati non sono più tornati nelle loro case. Molti giovani hanno pensato di costruire il loro futuro a migliaia di chilometri dalle zone dell’alluvione. Mancano le persone. Mancano le politiche per il ritorno. Oggi dopo dieci anni stiamo vivendo una nuova alluvione che è quella dello spopolamento. I negozi chiudono, la gente se ne va.
Venti anni prima, il 21 ottobre del 1989 una sacra immagine di Gesù conservata in una casa privata, comincia a lacrimare.Il fenomeno si ripete per diversi mesi, richiamando l’attenzione di centinaia di persone che accorrono a vedere: molti sostengono di ricevere grazie, di essersi convertiti o guariti da malattie.
Subito le lacrime vengono analizzate e viene constatata la loro natura umana. Il 27 marzo del 1990, in prossimità della Pasqua, le lacrime del volto di Gesù diventano sangue, fuoriuscendo dalle spine del capo, dal naso e dalla bocca. Si formano anche delle croci sanguigne, di varie forme e dimensioni, dappertutto in una stanza. Anche questo sangue, analizzato, viene confermato come sangue umano.
La signora Pina Micali, la proprietaria di casa, una donna fortemente devota, inizialmente dice di avere locuzioni interiori, che invitavano alla preghiera, all’amore, alla penitenza e all’unità. Questo in seguito ai primi casi di lacrimazione. Dopo le locuzioni, la signora sostiene di aver delle visioni di Gesù e dal 1992 dice di essere stigmatizzata: ogni anno e prima dell’inizio della Quaresimale, Gesù le chiede se è disposta a rivivere la Sua Passione per la conversione dei peccatori. E le annuncia che ogni anno i dolori in lei sarebbero aumentati, dicendole: “Ti lascio sotto la guida di Mia Madre. D’ora in poi sarà Lei ad istruirti”.
Terminata la Quaresima, le stigmate e i segni in diverse parti del corpo cominciano a scomparire e lei lentamente si riprende dai forti dolori. Però su tutto il palmo della mano sinistra rimane del sangue raggrumato, il quale si ripresenta anche se la mano viene lavata. Questa mano – la sinistra – è sempre coperta da una fascia e raramente Pina la mostra. Dal 1993 è la Madonna, come annunciato da Gesù, a consegnare messaggi a Pina, e sempre quell’anno accadono nuove lacrimazioni ad altre statue sacre, in particolare ad una statua della Madonna. Tutto questo si ripete in modo costante e continuo negli anni.
Il messaggio delle lacrimazioni di Giampilieri va nella direzione dei messaggi dati dalla Madonna a La Salette, Lourdes e Fatima: Gesù è Dio incarnato, Vangelo, Santa Messa e Adorazione Eucaristica, Confessione, preghiera in particolare il Santo Rosario, carità, conversione, umiltà, penitenza e sacrifici.
Le lacrime della Madonna chiedono riparazione, consolazione e penitenza. Lacrime che richiamano anche i non credenti a fare un’opera di analisi interiore o ispezione interna per porsi fondamentali domande sul senso della vita e rispondere con umiltà, cercando solamente la Verità. La Madonna piange per tutti i fatti negativi che stanno accadendo nel mondo e ci invita alla preghiera, vivendo quotidianamante nella fede e nella preghiera.
TRASFORMATORIO diretto da Federcio Bonelli
Nell’estate del 2018 adotta la città e ne fa una grande residenza d’artisti sul tema della
“Porta/ the gate: Porta itineris longissima dicitur esse”
Divenendo tappa della BIAS 2018
www.biasinstitute.it
Lasciando numerose site specific nel centro storcio dopo avere coinvolto per due settimane la città ed i suoi cittadini.
Rosa Mundi è tra gli artisti selezionati da Trasformatorio e partecipa lasciando una delle sue opere denmominata
“La Chiave dell’ultima cena”, già esposta al Museo di Arte Contemporanea della Regione Siciliana – Palazzo Belmonte Riso in via Vittorio Emanuele 484, parco Archeologico di Tindari, alla Fondazione Orestiadi presso il Museo delle Trame Mediterranee ed al Castello di Morsasco in Piemonte.
www.rosamundivisualart.com

The threshold of thoughtThe threshold of thoughtLa soglia del pensiero 

This work, “the threshold of thought” was the manifesto symbol of BIAS 2018, porta itineris longissima dicitur esse fully meaning how much the longest part of the path is to cross the door more than to walk.

An arch carved in stone marks the shape of a door inside a wall. In the part to be removed dwell in the centuries, indeed in the millennia, phrases in Arabic, Aramaic, Persian, Greek and many others not perfectly attributable to a population or a known language.

This work has a very strong symbolic and anthropological meaning, highlights how before the action, before the verb, the mind dwells in our mind and that it is an expression of the culture in which they were born and raised and takes shape in a written and spoken language .

Our culture of origin is our first wall that we are not always ready and willing to overcome. The threshold of thought interprets in a photographic key the cultural relativism that dwells in every individual, every where in every time and place and is harder than stone.

The shape of the arch marks the will to open a passage in that precise point with the awareness of what we are and where we start from. When that arch is built the stone and the engraved words will be destroyed but will remain in the memory of those who wrote or handed them down.

The threshold of thought is a symbolic work of the Pavilion of Lost Religions, that is, of that humanity which to date is inscrutable and indecipherable to us in full, despite our efforts and our studies, which we just have to think and try to interpret without never have the concrete certainty of the correspondence of our thoughts to their experiences.

This work has been exhibited at the Museum of Contemporary Art of the Sicilian Region Palazzo Belmonte Riso and at the Park of Selinunte inside the Baglio Florio, as well as at the Museum of the archaeological park of the Tindari theater in Patti for its incredible reference to archeology and hidden civilizations .

Questa opera, “la soglia del pensiero” è stato il manifesto simbolo della BIAS 2018, porta itineris longissima dicitur esse significando a pieno quanto la parte più lunga del cammino sia attraversare la porta più che camminare.

Un arco scolpito nella pietra segna la sagoma di una porta all’interno di un muro. Nella parte a togliere dimorano nei secoli, anzi nei millenni frasi in lingua araba, aramaica, persiana, greca  e tante altre non perfettamente riconducibili ad una popolazione o ad una lingua conosciuta.

Questa opera ha un significato simbolico ed antropologico molto forte, evidenzia come prima dell’azione, prima del verbo, dimora nella nostra mente il pensiero e che esso è espressione della cultura in cui siano nati e cresciuti e si concretizza in una lingua scritta e parlata.

La nostra cultura di origine è il nostro primo muro che non sempre siamo pronti e disponibili a superare. La soglia del pensiero interpreta in chiave fotografica il relativismo culturale che dimora in ogni individuo, ogni dove in ogni tempo e luogo ed è più duro della pietra.

La sagoma dell’arco segna la volontà di aprire un varco in quel preciso punto con la consapevolezza di cosa siamo e da dove partiamo. Quando quell’arco sarà costruito la pietra e le parole incise saranno distrutte ma rimarranno nella memoria di chi le ha scritte o tramandate.

La soglia del pensiero è un opera simbolo del Padiglione delle Religioni Perdute, ossia di quella umanità che ad oggi risulta per noi imperscrutabile e indecifrabile a pieno, nonostante i nostri sforzi ed i nostri studi, che non ci resta che pensare e provare ad interpretare senza avere mai la concreta certezza della corrispondenza del nostro pensiero al loro vissuto.

Questa opera è stata esposta al Museo di Arte Contemporanea della Regione Siciliana Palazzo Belmonte Riso e al Parco di Selinunte dentro il Baglio Florio, nonché al Museo del parco archeologico del teatro di Tindari a Patti per il suo incredibile riferimento all’archeologia ed alle civiltà nascoste.

 

Wine Resurrection / Calice della resurrezione

The resurrection is the central and final event of the Gospel narrative is a work inspired by the resurrection of Christ. In this installation the artist recalls the blood of Christ and the sacrifice that over the centuries is recalled at the time of the rite of the Eucharist, using the ancient wine barrels of the Castle, flooding them with vivifying light, the light of faith and trust in forgiveness of God.
Rosa Mundi recalls the dawn of the Sunday of Mary of Magdala, Mary of James and Salome at the sepulcher. The work is the final act of the artist’s creation of a strongly spiritual scenario that envelops the discovery of the open sepulchral stone. Rosa Mundi after creating an installation called “The Creation: the bed of God” with 12 meters of pure white linen, drawn in graffiti and gold thread and coral depicting the 7 days of creation with a glass ball in the center reflective created a scenic fictio with three dancers around.
From this performance he then obtained numerous photographic shots aimed at overlapping the fifth day of creation, i.e. the day on which God created the animals of the sea and the sky, with the globe depicting the day of God’s rest with the announcement of the resurrection of the flesh of Christ to the three women who rushed to the tomb.
No reference is random, the pure and delicate linen recalls the sacred shroud with which the blow of Christ was wrapped, the reference to the creation of the world and the salvation of the world by means of the sacrifice of the son of God and his subsequent resurrection are all elements of the same interpretation.
The lightness of the fabric and the delicate silhouettes of the three women in a position of prayer give the work the impalpability of the faith and spirituality of the commemorative moment.

La resurrezione è l’evento centrale e finale della narrazione evangelica è un’opera ispirata alla risurrezione di Cristo. In questa installazione l’artista rievoca il sangue di Cristo ed al sacrifico che nei secoli viene rievocato nel momento del rito dell’Eucarestia, utilizzando le antiche botte di vino del Castello, inondandole di luce vivifica, la luce della fede e della fiducia nel perdono di Dio.
Rosa Mundi rievoca l’alba della domenica di Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salomè al sepolcro. L’opera è l’atto finale della creazione dell’artista di uno scenario fortemente spirituale che avvolge la scoperta della pietra sepolcrale aperta. Rosa Mundi dopo avere creato una installazione dal nome “The Creation: il letto di Dio” con 12 metri di lino puro bianco, disegnati a graffite e filo d’oro e di coralli raffiguranti i 7 giorni della creazione con al centro un palla di vetro riflettente ha creato una fictio scenica con tre ballerine intorno.
Da questa performance ha poi ricavato numerosi scatti fotografici miranti a sovrapporre il quinto giorno della creazione, ossia il giorno in cui Dio creò gli animali di mare e del cielo, con il globo raffigurante il giorno del riposo di Dio con l’annuncio della resurrezione della carne di Cristo alle tre donne accorse al sepolcro.
Nessun riferimento è casuale, il lino puro e delicato ricorda la sacra sindone con cui fu avvolto il colpo di Cristo, il riferimento alla creazione di del mondo ed alla salvezza del mondo per mezzo del sacrificio del figlio di Dio e la sua successiva resurrezione sono tutti elementi di una medesima chiave di lettura.
La leggerezza del tessuto e le sagome delicate delle tre donne in posizione di preghiera conferiscono all’opera l’impalpabilità della fede e della spiritualità del momento rievocativo.