Rosa Mundi Photos Installations

FORESTA ABRAMITICA 2016 | TRATTA DALL’OPERA CAPPELLA ABRAMITICA A PALAZZO IMPERATORE 2011 | PALERMO

SALA DELLA SCALA OVALE | POLO MUSEALE REGIONE SICILIA | PALAZZO BELMONTE RISO |PALERMO

PALAZZO DELLE AQUILE | PALERMO 2017

Rosa Mundi sin dal 2009 si cimenta in una ricerca in merito alle sacre scritture ed ai dogmi in esse racchiusi con un approccio storico, socio ed antropologico in cui la cultura è rappresentata principalmente dal susseguirsi di “verità” rivelate che, via via, decide di rappresentare, in un primo momento, nel 2011/2012 nella Cappella Abramitica dentro Palazzo Imperatore/Gaetani dei Principi di Bastiglia nel cuore di Palermo, con la creazione di una foresta affrescata nei muri di uno spazio di poco meno di 4mq con un colore fluorescente che permette la visione delle sagome degli alberi al buio, lasciando intravedere scritte in aramaico, latino, greco antico ed arabo antico. A distanza di qualche anno Rosa Mundi replica questa riflessione artistica utilizzando un materiale e una visione, diametralmente opposta, pur restando sempre concentrata sul “verbo divino” e le verità rivelate dalle religioni discendenti da Abramo. Nella Foresta Abramitica del 2016 il muro diventa perfettamente trasparente, in vetro plastificato, perfettamente trasparente e leggero, fragile e fluido.

Al suo interno, in metaforici luoghi senza corteccia di tre grandi alberi i passi del Corano, della Bibbia e del Vangelo sul tema della Creazione.

Nel 2016 Palazzo Belmonte Riso era ancora un grande cantiere. Questa opera diede un senso ed un valore aggiunto ad una particolare scala ovale ove tutt’oggi è custodita ed esposta.

The Forest of Abraham

Lo specchio della natura. Rosa Mundi e la tradizione spirituale occidentale

La Nature est un temple où de vivants piliers Laissent parfois sortir de confuses paroles; L’homme y passe à travers des forêts de symboles;Qui l’observent avec des regards familiers Baudelaire, Correspondances

La Foresta abramitica di Rosa Mundi si radica, incardinandosi nella scala di Palazzo Belmonte Riso, come una foresta che cerca la luce verso il cielo. Come nel libro della Genesi, in cui la vicenda di Abramo è narrata, ci troviamo qui di fronte non a un singolo albero ma agli innumerevoli Alberi della vita che crescevano nel Paradiso terrestre, a una vera foresta della non dualità che precede o reintegra la scissione generata dalla consumazione del frutto dell’Albero della conoscenza del bene e male, e ci (ri)conduce alla fonte genetica della vita. Proiettandosi attraverso la fecondità ineludibile della tradizione al di là di ogni separazione storica dualistica, in un’unione ideale di tutte le religioni e le lingue, in un oltrepassamento dei confini e in una con-fusione originaria, l’opera di Rosa Mundi ci rivela nella sua trasparenza quella trama unificatrice, nascosta ma sempre soggiacente, che lo sguardo profetico – e in questo caso estetico e poietico – è capace di riconoscere nella realtà. Se Abramo è per Kierkegaard l’eroe della fede, cioè colui che accetta senza dubbi e al di là di ogni schema etico o legge sociale la volontà di Dio – rappresentata dall’ordine paradossale di sacrificare il figlio Isacco – questa Foresta abramitica ci conduce esattamente a quella dimensione di libertà spirituale che caratterizza l’essenza dell’autentica esperienza abramitica e che sta alle radici della triplice tradizione occidentale che egli rappresenta. Per lo spettatore entrare nella Foresta abramitica è dunque addentrarsi negli Holzwege della nostra tradizione, nei sentieri interrotti di heideggeriana memoria che ci conducono nel cuore del bosco non per farci smarrire ma per permetterci di ritrovarci al di là dei cammini tracciati dalle divisioni della Storia, fino a che il nostro sguardo non si rivolge verso l’alto e scopre quella Lichtung, radura di luce in cui l’oscurità improvvisamente si dirada e in cui l’evento dell’Essere può rivelarsi interamente ai nostri occhi.

Ne La chiave dell’ultima cena – Omaggio a Jacopo Robusti, è invecel’istituzione eucaristica che diviene strumento di rivelazione metafisica e soteriologica attraverso il profilo speculare di Giuda, in cui lo spettatore si riflette. Permettendo di contemplarci in esso come nel racconto borgesiano, l’opera ci conduce, in una perturbante imitatio Christi, a una kênosis sconvolgente come quella che avrebbe vissuto Giuda stesso nel suo sacrificio di abiezione consapevole, indispensabile per rendere attuale il progetto divino. Una vocazione alla creazione di spazî speculari come luoghi di riflessione e autoriflessione che attraversa tutta l’opera di Rosa Mundi e che è un vero itinerarium e ianua filosofica, volta all’(auto)rivelazione della coscienza al di là di ogni illusione dualistica.

Guido Brivio di Bestagno

HUMANITY’S TIME LIFE

CORTOMETRAGGIO VIDEO ARTE | VIDEO FOTO REGIA ROSA MUNDI & MUSICA MARIO BAJARDI

PORTABILITY

INSTALLAZIONE NELLA CHIESA IPOGEA (CRIPTA) SAN GIUSEPPE DEI TEATINI 2017/2018

TENDA BEDUINA PROVENIENTE DAL SINAI |INSTALLAZIONE IN COLLEGAMENTO CON LA COMUNITA’ BEDUINA DI NUWEBA/DAHAB/RAS SAITAN

LA CHIAVE DELL’ULTIMA CENA : INDAGINE SULLA FIGURA DI GIUDA E DELL’UMANITA’

INSTALLAZIONE POLO MUSEALE ARTE CONTEMPORANEA REGIONE SICILIA

PALAZZO BELMONTE RISO 2018

DESCRIZIONE Opera vivente di Rosa Mundi per BIAS 2018

PORTABILITY  | Porta itineris longissima dicitur esse

Rosa Mundi ha progettato per la sua partecipazione alla BIAS 2018 un’opera conclusiva che nasce da una macro attività performante che vuole coinvolgere, oltre a lei, altre figure di musicisti, scultori, fotografi e attori di esperienze ed attori comparse occasionali. Questi artisti e comparse sono chiamate per rappresentare la produzione finale di una grande opera (a tratti fotografica, a tratti cartografica, a tratti scultorea) che possa dare forma ideale e concettuale del grande varco, della porta del tempo, una sorta di ideale grande Arc du triomphe dell’umanità.

La creazione dell’opera finale passerà attraverso un complesso WhatsApp sul posto e per connessione internet che porterà ad una articolata riflessione sui limiti e non limiti del tempo e dello spazio.

Portability sarà la chiave della porta del tempo e dello spazio.

cof
cof

L’opera finale sarà espressione del luogo, materialmente e concettualmente rappresentativi del monte Sinai, della sua iconografia possibile dal passato ad oggi e dell’umanità che lo ha abitato e tutt’oggi lo abita.

La produzione di questo grande Varco, virtuale porta del tempo, rappresenterà la stratificazione dei secoli il tempo dell’umanità. Quella fessura attraverso la quale è possibile passare e varcare il limite umano.

In questo luogo storico che, venti milioni di anni fa, molto probabilmente era unito alla penisola in un solo blocco si svolgeranno la gran parte delle attività di ricerca, studio, approfondimento e lavoro.

L’opera testimonierà alcuni passaggi salienti della storia del luogo e delle popolazioni che lo hanno abitato, tra cui gli Assiri, i Persiani, i Greci, gli Egiziani, Arabi, Turchi, per giungere ai racconti biblici del 1600 a.c. in merito a Mosè ed ai primi cinque libri della Bibbia, il Pentateuco, varcando la soglia del tempo dell’imperatore bizantino Giustiniano I, nel VI secolo che fece costruire il Monastero di Santa Caterina per giungere ai giorni nostri, sulla soglia delle tende beduine, nei secoli oramai guardiani di questo luogo e di coloro che nel tempo ne hanno varcato la porta.

Il progetto ha una evoluzione spazio temporale dai tre ai 6 mesi circa – tra studio, attività, esecuzione, riprese, montaggio ed esecuzione opere che viene scandito nel seguente modo.

I PARTE  di PORTABILITY

La Soglia  | Partire

Portability Porta itineris lonigissima dicitur esse è il tema della complessa opera progettata da Rosa Mundi con il coinvolgimento di diversi artisti con una ramificazione di opere d’arte Site Specific Art Work tra Palermo all’interno della Chiesa Ipogea dei Teatini ( quarto canto di Città) e la Penisola del Sinai in Egitto nei camp beduini di Nuweiba e Ras Saitan – tra performance sculture, fotografie, istallazioni video, band e marcie musicali.

Nel progetto Portability l’arte diventa occasione di comunicazione e conquista di una fiducia spontanea tra persone di culture e religioni diverse. Rosa Mundi ha invitato sulla terra Santa della penisola del Sinai uno prete italiano scultore Padre Vittorio Buset, uno scultore ateo Ezio Cicciarella, una performer Israeliana Micahel Israelstam, un musicista non vedente che suona il liuto a 12 corte Egiziano di religione mussulmana Mohammed Abu Zid, un musicista di oboe francese di religione mussulmana Phillippe Humbert, una performer e pittrice italiana cristiana Solveig Cogliani , una performer Italo Olandese atea Sarita Marchesi,  e diversi operatori in campo medico odontoiatrico e membri volontari dell’associazione WISH WOrld International Sicilian Heritage nelle persone del Dr. Giuseppe Ferrantelli, Dr.ssa Anna Peira, Dr. Loregga Grigoletto e sul posto i volontari del centro Habiba Lorena Rancati e Sandro nonchè numerosi beduini reclutati su posto tra cui spicca Farag Soliman.

La prima fase

“Portability stone”

Rosa Mundi  da sola e con gli artisti accorsi nei diversi viaggi fatti, i giovani ragazzi della comunità beduina e le loro madri a conoscere le pietre della loro terra, del loro monte, dai quarzi ai graniti, dal rame ai turchesi, le sabbie colorate, e tutto ciò che attraverso un procedimento naturale può essere e divenire colore da utilizzare sulla tavolozza che deciderà i colori della loro futura opera d’arte.

I ragazzi verranno invitati a cercare nel pomeriggio e nella giornata successiva quante più pietre, minerali, sabbia, creta, legum, ortaggi, fiori, per creare i pigmenti naturali da cui generare il colore sul Monte Sinai. Nel corso delle ricerche avvenute nelle montagne e nei campi vicino ai villaggi beduini, ci si è soffermati anche a setacciare il mare. Da qui è nata poi l’esigenza di recuperare i rifiuti sparsi sulla spiaggia provenienti dall’altra sponda del mare, ossia dall’Arabia Saudita, ed utilizzare tali residui reciclandoli per fare delle tavolette e dei collage ed altre opere d’arte di reciclo.

Rosa Mundi scenderà sul Monte Sinai ed insieme ai giovani della comunità beduina sperimenterà la fase esecutiva estraendo il colori naturali dell’antico Egitto per passare, insieme, alla fase esecutiva dell’opera complessa Portability.

Il complesso workshop, è stato filmato da Rosa Mundi stessa con più cineprese ed in seguito montate in un unico lungometraggio parte dell’opera ed hanno partecipato attivamente Sarita Marchesi, Padre VIttorio Buset, Mohammed Abu Zid, Lorena Rancati, Farag Soliman

La seconda fase

“Portability vegetable”

Rosa Mundi ha invitato i ragazzi a classificare, come per i minerali, tutte le piante, i fiori, i frutti, le radici presenti sul territorio per iniziare una reale iniziazione al procedimento di creazione di colori naturali finalizzati all’opera finale. Al termine di queste 2 fasi i ragazzi  hanno registrato nozioni sufficienti e necessarie per portare avanti una loro personale ricerca in un processo di creazione di una gamma di colori vastissimi. A questa fase hanno partecipato Rosa Mundi, Padre Vittorio Buset, Sarita MArchesi e Lorena Rancati e Farag Soliman

La terza fase

In questa fase Rosa Mundi, nell’arco di una settimana riprendendo i ragazzi e i beduini capi delle diverse tribu in piccole video interviste in arabo ed in inglese, ha promosso una indagine sul significato della porta in questa antichissima comunità al fine di portare i ragazzi a meglio rappresentarlo in una lungo papiro di carta 8 metri dove poi i ragazzi hanno, ciascuno in 50 x 40 cm , disegnato la loro idea di porta. COntemporaneo lavoro è stato invece disegnare su 12 zanzariere matrimoniali bianche le costellazioni guida della popolazione Beduina che nei secoli hanno ispirato e indicato la strada ed l ritmo delle stagioni a questa popolazione beduina. In particolare nel corso del workshop Rosa Mundi ha ricamato con 3 beduine di tre diverse tribù di Nuewuba e di Dahab le costellazioni. Queste enomri zanzariere sono poi state esposte nei tre PAdiglioni delle Religioni Perdute durante la BIAS 2018 a Nuweba – Star Camp e Habiba Cap – e a Ras Saitan Camp. Infine due sono state esposte dentro la cripta della CHiesa dei Teatini a contorno di una vera tenda beduina sui cui è stato proiettato il docufilm “humanity’s time life ” di Rosa MUndi che racconta dell’esodo dei rifugiati dall’medio oriente all’Europa dividendolo in tre tappe ( the passengers, the door, the jump) con raccolta fotografica originale di Rosa MUndi nella Siria pre e post Guerra in particolare a Palmira e sulle sponde del mediterraneo. La musica è di Mario Bajardi.

La quarta fase

 “Portabilty door

La quarta fase è stata la creazione del papiro di 8 metri disegnato dai ragazzi sul significato della porta, titolo della BIAS 2018, Porta itineris longissima dicitur esse e l’avere ricamato 12 tende zanzaiere con le costellazioni beduine.

Nelle tende beduine non vi sono porte, e la porta è qualcosa che evidenzia una nostra inconsapevole diversa gestione dello spazio che ci divide dal mondo, dall’esterno, dagli altri.

Il rapporto con il mondo esterno si decifra con canoni diversi. Nelle culture nomadi lo spazio dentro e fuori è semplicemente delimitato da una tenda spessa o sottile.

Nelle pensiero comune non solo europeo, invece, il dentro e fuori è delimitato da un porta, da una chiusura tra il dentro ed il fuori, tra noi e loro, poco importa l’esistenza di una chiave.

Rosa Mundi ha voluto operare  una ricerca comparativa tra antichissime civiltà, ben oltre la diffidenza il pregiudizio, bias appunto. Portability è un viaggio alle origini del mondo attraverso l’umanità che oralmente e con i costumi ed usi tramanda da secoli la sua essenza e la sua prospettiva sul mondo.

La circostanza ha una sua valenza sperimentale tra diverse culture, tradizioni e religioni che non sono perdute, prescindendo dal padiglione abramitico rifioriscono e ripropongono i contenuti  del padiglione delle religioni perdute. Questa esperienza evidenzierà l’importanza della salvaguardia di culture diverse presenti in territori la cui sopravvivenza dell’uomo non è assolutamente scontata per ragioni climatiche avverse. Portability è un viaggio tra porte ideali e reali tra le antiche filosofie e scienze del passatto alle tradizioni beduine, mitraliche, egiziane, ebraiche, cristiane sino all’odierno islam. La porta sarà in questo caso un elemento di unione tra popoli lontani, sarà chiave di una sala comune aperta alla comprensione tra tutti, ben oltre i limiti dell’incomprensione linguistica.

Il dialogo tra le due realtà così lontane apre la porta all’empatia prestando la voce a coloro che sono e vivono ai margini della società moderna e che conservano un grande rapporto con la natura ed il territorio.

La quinta fase

“Portability composition site specific in Sinai and in Palermo BIAS”

Questa quinta fase  è composta da:

istallazione Humanity’s time life di Rosa Mundi dentro la Chiesa dei Teatini con una vera tenda beduina e due zanzariere disegnate da ROsa MUndi con le costellazioni maggiormente seguire dai beduini nei secoli e ricamate dalle donne debuine del Sinai. Sull’istallazione è stata proiettato il docufilm Humanity’s time life durante tutta la BIAS.

– davanti all’istallazione hanno eseguito le loro performance gli artiti Sarita Marchesi, Mohammed Abu Zid, Philippe Humert, Michael Israelstan, Mario Bajari, la BIAS BAND composta da ragazzi provenienti dall’africa subsahariana e rifugiati in Italia, Sicilia;

La sesta fase ” creazione preisidio ospedaliero odontoiatrico BIAS per bambini beduini nel SINAI” e “Creazione di un museo BIAS padiglione permanente Abramitico nel Sinai a Nuweba” | Organizzazione di Aste di opere d’arte BIAS e di Andy Warhol il 24 aprile 2018 ed il 3 settembre 2018ospiti  a Palazzo Donà dalle Rose dei Conti Francesco e Chiara Donà dalle Rose per sensibilizzare la comunità sulla causa dei rifugiati, raccogliere fondi per portare i macchinari odontoiatrici ottenuti per ambulatorio dentistico per i bambini beduini a Nuweba, per ristrutturazione locali per ambulatorio, presentazione BIAS BAND alle star del cinema e alla stampa estera a Venezia.

Con i diversi workshop ideati e organizzati da WISH Chiara Modìca DOnà dalle Rose – Rosa MUndi- Sarita Marchesi sono state create opere in loco, in Egitto, e istallazioni a Palermo. A fine aprile ed a settembre a Venezia  WISH WOrld International Sicilian Heritage ospiti e a spese della presidente ha organizzato una raccolta fondi per la seconda tappa del progetto Portability di studio e creazione dell’ambulatorio odontoiatrico a Nuweba per i beduini. Hanno partecipato le star della musica pop anni ’80 dai Jones ai Duran Duran, immortalati nelle opere originali esposte di Andy Warhol. 

Il politecnico di Torino si è offerto di trovare i finanziatori del progetto di ristrutturazione dei luoghi indicati per l’ambulatorio in Egitto a Nuweba. WISH ha già trovato i macchinari come donazioni di benefattori e il materiale nuovo da usare da un industriale benefattore tra SIcilia e Veneto.

L’ottava fase “BIAS BAND Famosi e saranno famosi”

WISH oltre a promuovere BIAS arte ha ideato, con la presidente Chiara Modìca Donà dalle Rose e il capo dipartimento musica Egitto Sarita Marchesi un progetto he vede gemellati i ragazzi della BIAS BAND rifugiati e non, siciliani e non, con musicisti e cantanti celebri degli anni ’80 e ’90 a fine di fare una colonna sonora unica ispirata al prossimo titolo della BIAS 2020 ” The Game” che verr ripreso in un video in cui i ragazzi canteranno lo stesso brano in copia co un grande della musia pop vivente.

Approposito di BIAS BAND

– la BIAS BAND è composta da ragazzi che hanno prestato servizio di accoglienza e spiegazione delle opere BIAS 2018 e delle chiese o palazzi ove erano collocati i padiglioni;

– la BIAS BAND il 20 giugno 2018 ha fatto la prima marcia della pace dalla tenda beduina dell’artista Rosa MUndi istallazione HUmanity’s time life  dentro la cripta Chiesa Ipogea di san Giuseppe dei Teatini alla tenda dell’UNCHR addobbata dall’artista Kate Daudy all’oratorio del Quarone in via maqueda, entrabi siti BIAS 2018 a Palermo;

– la BIAS BAND è una creazione di Sarita Marchesi, Chiara Modìca Donà dalle Rose e Solveig Cogliani ideata nel Sinai a Maggio e alle cave di Cusa in Sicilia. Con i mesi numerosi ragazzi sono stati accolti e si sono aggiunti esercitandosi dentro la Cripta Dei Teatini, a casa di Chiara a titolo mecenatico di ospitalità a Venezia e a Palermo, al centro Astalli e al collegio dei Gesuiti Istituto Gonzaga a Palermo.

– WISH , BIAS 2018 e i ragazzi della BIAS BAND , Chiara Modìca Donà dalle Rose, Sarita Marchesi, Rosa Mundi sono stati ripresi e inseriti nel docufilm Phoenix prodotta da Odessa Rae

LA CHIAVE DELL’ULTIMA CENA

POLO MUSEALE REGIONE SICILIANA | PALAZZO BELMONTE RISO

All’interno del Polo Museale Arte Contemporanea Regione Siciliana “Palazzo Belmonte Riso” l’installazione site specific dell’opera “La chiave dell’ultima cena” con la creazione di uno spazio ad hoc divisa con tre grandi lastre di vetro sospese al soffitto con dipinte a tempera tre diverse immagini: l’ultima cena con i 12 apostoli e Gesù Cristo; un ultima cena senza la figura di Giuda ; un ultima cena solo con la figura di Giuda. Lo spettatore entrando nei corridoi tra un un vetro e l’altro, entra nelle maglie della storia e si sostituisce ed intreccia alle sagome della figura degli apostoli, sino a sovrapporsi e specchiarsi alla figura di Giuda.

LA CHIAVE DELL’ULTIMA CENA
LA CHIAVE DELL’ULTIMA CENA
LA CHIAVE DELL’ULTIMA CENA: IN VIAGGIO
LA CHIAVE DELL’ULTIMA CENA

Diversa installazione esplicativa dell’opera di Rosa Mundi è stata creata per le lo storiche sale delle segrete del Castello di Morsasco site specific di Rosa Mundi dell’opera “la chiave dell’ultima cena” riveste ed interpreta una delle sempre diverse versioni che, tra il 2018 ed il 2019, l’artista ha ideato e sviluppato nella sua sempre più complessa ricerca laboratoriale, sperimentando diversi materiali dalla pittura naturalistica con i pigmenti prodotti in natura sino alla riproduzione a tempera su materiale vitreo e plastificato. La specificità del luogo, eletto a rifugio eremitano dell’artista che in incognito vi ha spesso albergato, che sprigiona dell’avvicendarsi delle fitte fibre della storia dal ‘300 sino ai giorni nostri diventa è divenuta occasione, come sovente opera Rosa Mundi, per il riuso funzionale – nell’allestimento e nell’ideazione dell’installazione, degli ornamenti presenti nelle segrete e nelle stalle dell’antico castello, utilizzando due antichi poggia sella, canapi e cime originarie del posto, unitamente ai ferri battuti a mano reperibili nei magazzini adiacenti.

Il risultato di una approfondito studio degli spazi e di questa parte di storia del Castello ha portato alla luce la realizzazione di una complessa installazione (profondamente diversa dalle altresì diverse installazioni esposte prima a Venezia e poi a Palermo, in seguito alla Fondazione Orestiadi, nel museo del Teatro di Tindari a Patti e nel deserto del Sinai a Nuweba nel sud dell’Egitto) che attraverso il riuso di materiali storici offrisse allo spettatore un originale percorso indagativo e introspettivo della cena di Gesù Cristo con i 12 apostoli, ossia i discepoli scelti dal figlio di Dio per dare continuità al messaggio salvifico da lui proclamato. 12 erano le tribyù d’Israele e 12 erano gli apostoli. Negli Atti degli apostoli  si citano undici apostoli, Pietro, Giacomo, Andrea, Filippo, Tommaso, Bartolomeo, Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Manca infatti, rispetto al Vangelo di Luca e alle citazioni di Giovanni, Giuda Iscariota per il suo successivo tradimento. Il tema centrale della ricerca artistica e sociologica di Rosa Mundi è la figura di Giuda, per come è giunta sino a noi tramandata dalla storia orale e scritta. L’artista nella sua composizione mette Giuda ai margini dell’opera e ne triplica la produzione, lasciando in una tutti i dodici apostoli e Gesù Cristo al Centro mentre dalla parte opposta sottrae la sagoma intera del volto di Giuda posizionando uno specchio riflettente dietro, infine al centro appesa al soffitto con una fune che rammenta il cappio al collo dell’auto impiccagione di Giuda, una tela vitrea della medesima grandezza delle altre con riportato il solo volto i Giuda. Lo spettatore entra così in uno spazio installativo di otto metri per sei, come in una sorta di percorso catarsico ove dalla raffigurazione e composizione classica dell’ultima cena viene chiamato a riflettere sulla figura di Giuda, proprio perché sottratta a cui si sovrappone, camminando, il suo viso riflesso nello specchio. Il percorso porta il visitatore ad un lento sgretolamento di una visione unilaterale di Giuda, ritrovandosi sovrapposto nello specchio ad esso – passando nel primo corridoio – sino ad entrare a fare parte di quel momento storico nell’attimo dello specchiarsi da solo sul vetro dentro l’opera. Continuando la visita, lo spettatore, sarà chiamato a specchiarsi un’altra volta, in modo nitido e palese, senza ombre e oscurità alcuna, salendo l’imponente scala principale del Castello. Sulla destra nella nicchia di una finestra, in linea con il sorgere del sole, Rosa Mundi ha posizionato la medesima opera su vetro che, inequivocabilmente riflette il passaggio di qualsivoglia spettatore, diventandone parte integrante dell’opera e della riflessione che naturalmente ne deriva. L’opera rappresenta l’ultima cena e la condizione umana nei secoli, metaforicamente concentrata nella figura di Giuda. La sostituzione a Giuda non è casuale, sulla destra il viso del Tintoretto che guarda lo spettatore, l’unico dei commensali con il volto rivolto verso l’esterno, artista tra i più innovativi nella composizione iconografica del suo tempo dell’ultima cena di Gesù Cristo con ambientazioni spesso contemporanee al suo vissuto. La figura di Giuda è centrale nel suo ruolo, ossia il dramma di chi peccando non ha avuto fede nel perdono di Dio. L’anticipazione di Cristo del sacrifico della sua carne per la salvezza dell’umanità ed il perdono dei peccati trova la sua massima rappresentazione nella visione cristiana della resurrezione della carne attraverso la resurrezione di Cristo. La porta della salvezza passa attraverso il sacrifico del figlio di Dio e il tradimento dell’uomo. Il traditore è una figura ed un ruolo necessaria perché la volontà di Dio possa compiersi, rappresenta tutta la fragilità e la debolezza dell’uomo. L’umanità intera sul Monte Golgota contribuirà al tradimento, Giuda non sarà solo accanto a lui si sommerà l’intera umanità che ne ha incitato la crocifissione nonostante l’assenza di reati a Gesù ascrivibili. Lo specchio unito alla composizione complessiva di Rosa Mundi assume, a sua volta, la funzione di porta principale dell’anima dell’uomo ben oltre l’immagina riflessa. L’uomo nello specchiarsi entra in una visione artistica e atemporale dai connotati secolari. Ma lo spettatore vedendo la sua immagine riflessa, senza artifizi o correttori, penetra in un viaggio introspettivo personalissimo di autocritica e di condivisione di quel momento storico e dei numerosi significati in esso racchiusi. Il gesto di guardarsi nello specchio assume un rituale che va ben oltre l’estetica di sé stessi è prova della propria esistenza, del tempo che passa, del tempo sfugge, delle proprie emozioni è la prima porta verso un viaggio interiore ben più complesso. Così facendo si evidenzi non solo che l’umana natura è anche tradire, tradire un ideale, un sogno, un amico una persona ed averne la repentina percezione ma è anche fare parte di un emblematico e secolare percorso umano. La chiave dell’ultima cena è una lunga riflessione e lo specchio “impersonifica” la chiave di accesso, la porta della nostra anima che supera e sopravvive alla morte della carne e che siamo chiamati naturalmente spiritualmente a non smettere mai di cercare. La trasparenza ed il percorso offerto nelle stalle e nelle segrete del castello sono la metafora del percorso labirintico e sottopelle all’apparente forma dell’essere che nel corpo e nella sagoma di esso non può ridursi ad essere identificato.

LES VESTIGES DU JOUR

PALAZZO MARCHETTI | MALFA | SALINA 2020

FONDAZIONE ORESTIADI | MUSEO DELLE TRAME MEDITERRANEE 2020

GANG CITY | LA LUPARA BOROTALCATA

BIENNALE DI VENEZIA 2016 | SPAZIO TETHIS ARSENALE A CURA DEL POLITECNICO DI TORINO DAD | PROF. ARMAO E PROF.SSA SICHERA

Tre foto ambientate in tre quartieri degradati di Palermo – lo ZEN, la Conca d’Oro e Sferracavallo – diventano lo scenario di un improbabile presepe vivente del nostro secolo. La nascita di Jesus rappresenta idealmente la nascita di un bambino rifiutato dalla società, i cui genitori sono costretti a darlo alla luce dentro una stalla, simbolo senza tempo della la povertà massima in tutti i luoghi e in tutti i secoli.
Un bambino ed una bambina interpretano San Giuseppe e la Madonna, dei giovanissimi genitori che non ricevono alcun sostegno dal mondo, dalla cittadina, dallo Stato e sono costretti a crescere i loro figli in un luogo di fortuna – la capanna del presepe – ambientata ai piedi del centro commerciale, nella scalinata dello ZEN ossia le case popolari cadenti di Palermo, ed il cimitero dei marinai nella penisola di Sferracavallo .

La “lupara borotalcata”, rappresenta il connubio tra la purezza infranta, visibile nello sguardo del “baby padrino” avvolto nel manto blu che guarda fisso l’obiettivo con aria di sfida. La lupara, l’arma diventa un gioco, un giocattolo in mano ad una mano inconsapevole della suo essere. La percezione della vita e del valore della vita si rarefà via via nel bianco del borotalco in cui la lupara affoga.
I medi i giochi interattivi allevano i ragazzi all’appartenenza a Gang del bene e del male ove vince il più forte, ove la vita ha il valore di un click al computer, un click sul web.
Il fenomeno delle “gang” ha assunto l’aspetto di un conflitto armato fra piccoli eserciti rivali. Intere zone delle piccole e grandi metropoli presentato confederazioni di territori definibili come liberi, ossia sprovvisti dello Stato o dell’autorità precostituita, il controllo della polizia pubblica. Ciascun luogo è dominato e “protetto” da una gang.
Se una volta la sfera di influenza della gang era soltanto l’isolato, il quartiere, il rione, adesso, con l’aumentare vertiginoso dei proventi di attività illecite dalla droga, alla prostituzione alle ricettazione. La gang è diventata una corporation i cui tentacoli si estendono su zone molto estese ed anche i luoghi non “Liberi”. Tanto la sua struttura interna quanto la sua brutale efficienza sono cresciute in parallelo.
Ogni gang ha un nome, una divisa e un gesto simbolico di riconoscimento una sorta di copyright di marchio. Sono i duri del villaggio del quartiere quelli che nessuno può sfidare e guardano dritto negli occhi il suo interlocutore sicuri di essere legge perché la legge della strada la fanno loro giorno per giorno. I “duri” che passano tutto il tempo a pattugliare il proprio territorio e a sfidare i rivali. E’ di loro che si riempiono le cronache leggendarie dei quartieri poveri. Per loro la gang non e’ un’organizzazione mafiosa a scopo di profitto, e’ lo scopo della loro vita.

L’età media della Gang è sempre più bassa, le nuove reclute sono ragazzini fra i tredici e i quindici anni. La gang non hanno bisogno di reclutare i bambini con la forza, è un movimento di adesione volontario e naturale perché endocrino, sono loro a offrirsi volontari, desiderosi di avere anche loro uno scopo per cui vivere e morire.
Numerose istituzioni classiche, come la famigli, la scuola, la chiesa si sono via via rarefatte la Gang diventa luogo di appartenenza con la non consapevolezza e coscienza da parte del bambino e adolescente del suo essere un campo contrariamente libero.
Il profilo tipico e’ quello di un ragazzo allevato da un solo genitore, spesso alcoolizzato, disoccupato o tossicodipendente. Uno dei fattori che favoreggiano il proliferare della gang non e’ quello che sono in aumento i membri delle gang quanto quello che sono in aumento genitori come questi e pertanto i figli senza genitori.

Three photos set in three degraded neighborhoods of Palermo – the ZEN, the Conca d’Oro and Sferracavallo – become the setting for an improbable living nativity scene of our century. The birth of Jesus ideally represents the birth of a child rejected by society, whose parents are forced to give birth to him in a stable, a timeless symbol of maximum poverty in all places and in all centuries.
A boy and a girl interpret San Giuseppe and the Madonna, very young parents who receive no support from the world, from the town, from the state and are forced to raise their children in a makeshift place – the crib hut – set at the foot of the shopping center, in the ZEN stairway, that is the falling houses of Palermo, and the cemetery of the sailors on the Sferracavallo peninsula.

The “lupara borotalcata” represents the union between the broken purity, visible in the gaze of the “baby godfather” wrapped in the blue cloak that he stares at the target defiantly. The lupara, the weapon becomes a game, a toy in the hand of a hand unaware of its being. There perception of life and the value of life is gradually rarefied in the white talcum powder in which the lupara drowns.
The middle-class interactive games bring up the kids to belong to the Gang of good and evil where the strongest wins, where life has the value of a click to computer, one click on the web.
The “gang” phenomenon has taken on the appearance of an armed conflict between small rival armies. Whole areas of small and large metropolises presented confederations of territories that can be defined as free, that is, without a state or pre-established authority, control by the public police. Each place is dominated and “protected” by a gang.
If once the sphere of influence of the gang was only the block, the neighborhood, the ward, now, with the dizzying increase in the proceeds of activity illicit drugs, prostitution to receiving stolen goods. The gang has become a corporation whose tentacles span very large areas and even non-free places. Both its internal structure and its brutal efficiency have grown in parallel.
Each gang has a name, a uniform and a symbolic gesture of recognition, a sort of trademark copyright. They are the tough guys in the neighborhood village those that no one can challenge and look straight in the eyes of his interlocutor sure of being law because the law of the street is made by them day to day. The “tough” who spend all the time patrolling their territory and challenging rivals. And ‘them that fill the news legendary of poor neighborhoods. For them, the gang is not a mafia organization for profit, it is the purpose of their life.The average age of the Gang is getting lower and lower, the new recru its are kids between thirteen and fifteen. The gang don’t need to recruit children with strength, it is a voluntary and natural joining movement because endocrine, they are the ones who volunteer, eager to have their purpose for living and dying.
Numerous classical institutions, such as the family, the school, the church have gradually rarefied, the Gang becomes a place of belonging with the non awareness and awareness on the part of the child and adolescent of his being a contrary free field.
The typical profile is that of a boy raised by a single parent, often alcoholic, unemployed or drug addicted. One of the factors that favoring gang proliferation is not what gang members are increasing but what parents are increasing like these and therefore the children without parents.

LA GRAPHOMANE 

Musica Mario Bajardi |Sceneggiatura e Coreografia Rosa Mundi | Suoni Natura  e Iris Pattyn | Voce di Rosa Mundi |Parole tratte da La Repubblica di Platone  e La Graphomane di Sophie Buyse

Performanti Figuranti Barbara Cammarata, Mario Bajardi, Rosa Mundi, Stella Wirz

La graphomane

ἰδὲ γὰρ ἀνθρώπους οἷον ἐν καταγείῳ οἰκήσει σπηλαιώδει, ἀναπεπταμένην πρὸς τὸ φῶς τὴν εἴσοδον ἐχούσῃ μακρὰν παρὰ πᾶν τὸ σπήλαιον, ἐν ταύτῃ ἐκ παίδων ὄντας ἐν δεσμοῖς καὶ τὰ σκέλη καὶ τοὺς αὐχένας, ὥστε μένειν τε αὐτοὺς εἴς τε τὸ πρόσθεν μόνον ὁρᾶν, κύκλῳ δὲ τὰς κεφαλὰς ὑπὸ τοῦ δεσμοῦ ἀδυνάτους περιάγειν, φῶς δὲ αὐτοῖς πυρὸς ἄνωθεν καὶ πόρρωθεν καόμενον ὄπισθεν αὐτῶν, μεταξὺ δὲ τοῦ πυρὸς καὶ τῶν δεσμωτῶν ἐπάνω ὁδόν, παρ᾽ ἣν ἰδὲ τειχίον παρῳκοδομημένον, ὥσπερ τοῖς θαυματοποιοῖς πρὸ τῶν ἀνθρώπων πρόκειται τὰ παραφράγματα, ὑπὲρ ὧν τὰ θαύματα δεικνύασιν (La Repubblica di Platone VII 514 a – b)

Biennale del Sale | Pietralia Soprana – Sicily 2017

La performance narra di quattro prigionieri ( Mario Bajardi, Barbara Cammarata, Rosa Mundi, Stella Wirz)  legati uno ad uno, in modo da non potersi voltare, seduti a terra in fondo ad una caverna. Fuori dalla Caverna c’è il mondo che si muove e vocifera. Musica composta da Mario Bajardi in sottofondo. L’eco ed il rimbombo del mondo entra nella caverna modificandone l’umana percezione.  Dietro di loro, a ridosso del muro della caverna, vi è un fuoco intenso una proiezione reale ed immaginaria dei prigionieri generata dalle loro ombre unite al mondo reale. Uno dei prigionieri scrive incessantemente delle lettere su un taccuino e via via le accartoccia e butta per terra.  I testi delle lettere sono in francese e sono tratti dal romanzo della psicoterapeuta belga Sophie Buyse, Edito nel 1995 da L’Ether Vague Patrice Thierry.

La nota psicoterapeuta ha scritto le numerose lettere che compongono il suo romanzo in occasione di uno stage scientifico che ha condotto nel 1990 tra le mura dello storico Istituto psichiatrico dell’isola di San Clemente a Venezia, oggi trasformato in albergo di lusso.

I quattro prigionieri incarnano i generi dell’essere riconducibili all’opera di Platone, in binomio, ossia al sensibile ed all’intellegibile. Le ombre sono il riflesso della nostra immaginazione, le nostre paure, i nostri incubi e timori.L’istallazione di Rosa Mundi rappresenta la vita ed il suo divenire in ciclica rituale infinita reale nascita e morte e viceversa.Il muro e le proiezioni su di esso rappresentano la frontiera tra l’irreale immaginario nutrito dalla mente umana, la barriera e la prigione della nostra anima.Le lettere, la corrispondenza epistolare unilaterale simboleggiano il passaggio e la metamorfosi delle idee immateriali in parole materiche scritte. Il sale ed il fuoco rappresentano il passaggio, l’atto liberatorio che permette al prigioniero, liberato ed uscito dal gruppo, di passare dalla conoscenza sensibile a quella intelligibile. Il rito del sale e del fuoco sanciscono l’atto liberatorio del nostro pensiero che si libera delle paure e delle negatività e guarda alla verità senza alcun timore. Superando il timore del bagliore della luce ed il suo accecare lo sguardo dell’uomo imprigionato e abituato a vivere esclusivamente nel suo immaginario, uno dei prigionieri sconfigge la sua paura, si libera della catene, si alza, prende le lettere accartocciate per terra della Graphomane e le butta sul fuoco con il sale. Il prigioniero liberato, si avvicina alla proiezione del fuoco e prende il sale imbrunito dalle fiamme con la carta bruciacchiata  e lo getta sull’istallazione di Rosa Mundi che si illumina, rivelando la forza della vera conoscenza, il bene e la bellezza delle idee libere da quella mediane della pura immaginazione, basata essenzialmente sui sensi e non sulla conoscenza.La musica di Mario Bajardi composta con Rosa Mundi per la performance “La Graphomane” è un susseguirsi di suoni del pensiero immaginario dei prigionieri, lo strisciare della penna sulla carta da lettere, le fiamme del fuoco riflesso, il rumore del sale sul bracere, il suono sciamano della vera conoscenza interpretato dalla Iris Pattyn , alcune parole tratte dalla Repubblica di Platone e dal romanzo psicologico di Sophie Buyse La Graphomane.

Screenplay and Choreography | Rosa Mundi

The performance tells of four prisoners tied one by one, so that they cannot turn around, sitting on the ground at the bottom of a cave. Outside the cave there is the world that moves and rumors. Music composed by Mario Bajardi in the background. The echo and rumble of the world enters the cave, modifying its human perception. Behind them, behind the cave wall, there is an intense fire, a real and imaginary projection of the prisoners generated by their shadows united to the real world. One of the prisoners incessantly writes letters in a notebook and gradually crunches them up and throws them on the ground.The texts of the letters are in French and are taken from the novel by the Belgian psychotherapist Sophie Buyse, published in 1995 by L’Ether Vague Patrice Thierry.The well-known psychotherapist wrote the numerous letters that make up her novel on the occasion of a scientific internship that led in 1990 within the walls of the historic psychiatric institute of the island of San Clemente in Venice, now transformed into a luxury hotel.

The four prisoners embody the genres of being attributable to Plato’s work, in binomial, that is, to the sensible and the intelligible.

Shadows are the reflection of our imagination, our fears, our nightmares and fears.The installation of Rosa Mundi represents life and its becoming in cyclic ritual infinite real birth and death and vice versa.The wall and the projections on it represent the frontier between the unreal imaginary nourished by the human mind, the barrier and the prison of our soul.Letters, unilateral correspondence correspond to the passage and metamorphosis of immaterial ideas into written material words.Salt and fire represent the passage, the liberating act that allows the prisoner, freed and released from the group, to pass from sensitive to intelligible knowledge. The rite of salt and fire sanction the liberating act of our thought which gets rid of fears and negativity and looks at the truth without any fear.Overcoming the fear of the glow of the light and his blinding the gaze of the man imprisoned and used to living exclusively in his imagination, one of the prisoners defeats his fear, gets rid of the chains, gets up, takes the crumpled letters on the ground of the Graphomane and throws them on the fire with salt.The released prisoner approaches the projection of the fire and takes the salt darkened by the flames with the scorched paper and throws it on the installation of Rosa Mundi that lights up, revealing the strength of true knowledge, the good and the beauty of the ideas free from the median ones of pure imagination, based essentially on the senses and not on knowledge.

Mario Bajardi’s music composed with Rosa Mundi for the performance “La Graphomane” is a succession of sounds of the imaginary thoughts of the prisoners, the swiping of the pen on the writing paper, the flames of the reflected fire, the sound of salt on the brazier, the sound shaman of true knowledge interpreted by Iris Pattyn, some words taken from Plato’s Republic and from the psychological novel by Sophie Buyse La Graphomane.

Sceneggiatura e Coreografia | Rosa Mundi 

Virtual Mapping Amid Animals Morph empathic Physiognomy /Virtual Mappatura Morfoempatica Fisiognomica Transanimale |

Original Location – In the middle Mediterranean  apple’s eye, Rosa Mundi,  installazione/multimedia art                                                      

Partendo dalla creazione della Camera Oscura nel Libro Magia naturalis di Giovan Battista Della Porta nel 1586 (umanista napoletano, autore dell’Humana Physiognomonia in cui è tracciato il ritratto psicologico e morale dell’uomo a partire dal suo aspetto fisico complessivo) Rosa Mundi elabora e prosegue un’opera che indaga l’empatia estetica/materica/fenomenologica/spirituale/animale. Un viaggio ed una ricerca sull’empatia che parte dall’occhio animale costruito con lo stesso principio della camera oscura dove la lente dell’obiettivo corrisponde al cristallino, il foro di entrata della luce alla pupilla, oltre la quale si trova la camera oscura dell’occhio (sul fondo della retina le immagini vengono proiettate attraverso un processo cerebrale). La comunicazione tra due camere oscure meglio descrive la capacità di immedesimazione, considerata come intuizione, che consente l’accesso agli ambiti delle vita psichica e sensoriale. Attraverso un numero imprecisato di grandi foto di occhi di esseri viventi, (animali, uomini) stampate su seta inamidata (tirate e incorniciate in una camera oscura e tagliate all’altezza della pupilla) il pubblico scruterà il secondo strato (la camera oscura) detentrice delle immagini Virtual life della vita di quell’occhio con un micro video di 9 secondi. Sul retro un ulteriore strato con al centro una pupilla ma ai lati la proiezione riflessa dello scorrere della Virtual Life empaticamente visibile ai lati della pupilla.  Video arte con creazione video a scorrimento veloce virtual life di corrispondenza daranno il senso ritmato del tempo dato all’empatia, un percezione immediata definita intuizione. Due osservatori occasionali partiranno da parti opposte nel loro viaggio empatico transanimale, incrociandosi nel loro vagare ed osservare nella camera oscura. L’osservatore dovrà passare ogni singolo occhio e scrivere su un pannello touchscreen cinque parole (Visus oltre + 4 sensi primitivi)  di getto su ogni esperienza empatica vissuta, avrà 4.5 secondi per scrivere (ricollegandosi al ritmo spazio tempo dell’intuizione empatica). In ogni pupilla l’osservatore potrà stare il tempo necessario alla visione del video Virtual Life retroproiettato e passare alla pupilla successiva, 9 secondi non un secondo di più. Questo suo procedere sarà a piedi nudi e sul pavimento ci saranno modalità diverse di passaggio, sabbia acqua, fango, borotalco, vento, calore. Alla fine, nelle ultime due pupille ci saranno anche le cuffie, e si vedranno reciprocamente scorrere le 5 parole moltiplicate per le pupille viste, incrociate con le parole dell’altro contemporaneo osservatore occasionale. Qualora ci fosse coincidenza tra le parole dei due individui, un suono corrispondente allo sbattimento di ali trasformato in produzione in Infrasuono con la corrispondente proiezione di un fortissimo profumo di essenza di rosa.

Starting from the creation of the darkroom in the book Magia naturalis of Giovan Battista Della Porta in 1586 (Neapolitan humanist, author of Humana Physiognomonia where you traced the man’s moral and psychological portraits from his physical appearance overall) Rosa Mundi shall develop and pursue a work that explores the aesthetic empathy/spiritual phenomenological material///animal. A journey and a search on empathy from animal eye built on the same principle of the darkroom where the objective lens is the lens, light the entrance wound to the apple of eye, beyond which lies the dark Chamber of the eye (retinal images are projected on the bottom through a process of the brain). Communication between two darkrooms best describes the ability of empathy, regarded as intuition, allowing access to the areas of consciousness and sensory.

Through an unknown number of large photos of eyes of living beings (animals, men) printed on silk starched (tugs and framed in a darkroom and cut instead of the apple of eye) the audience will discover a second layer behind transparent linen (darkroom) on which will be projected to the negative from the video projector images of Virtual life with a short video of 9 seconds. The rushing virtual life will sense the rhythm of time of empathy, an immediate perception also called intuition

Two Casual observers will depart from opposite sides on their journey between animal crossing be empathetic. The observer will take 4 seconds to write 1 + 4 (primitive senses) words on touchscreen on each empathic experience lived. Will barefoot and on the floor there will be different materials sand water, mud, talcum powder, wind, heat. In the end, the last two pupils there will also be the headphones, and you will see each other through the 5 words multiplied for pupils views, with the words of another contemporary observer occasional cross. If there is coincidence between the words of two individuals, a sound that matches the flapping of wings, transformed into production in Infrasound with corresponding projecting a strong scent of rose essence.