The time of the game | the game of the time

 

TREPIDAZIONE EQUINOZIALE di Rosa Mundi
Cerchi in ferro quattrocenteschi delle antiche botti di vino, vetro plastificato, tempera 2019
250 cm x 200 cm, diametro 200 cm , anno 2019

Castello di Morsasco ( AL)

Rosa Mundi costruisce una particolare sfera armillare, composta da tre cerchi di ferro ellittici, incastonati una dentro l’altra, anticamente anelli circolari delle antiche botti quattrocentesche custodite nella magica atmosfera delle antiche cantine di vino del Castello di Morsasco.
Ognuna dei tre cerchi tratteggia una sfera con una propria immaginaria eclittica. La prima, partendo dal cuore dell’armillare, è divisa in sezioni corrispondenti ai dodici segni dello Zodiaco.
La sfera armillare era destinata a mostrare sia la precessione sia la cosiddetta trepidazione degli equinozi, tanto in voga nel ‘400.
L’originaria teoria dell’astronomo greco Ipparco, nel II secolo a.C., sul diverso tempo impiegato dal sole per giungere all’equinozio, di primavera in primavera, riconosceva un lento spostamento delle stelle, parallelamente all’eclittica, in senso contrario al moto diurno tale da dare origine allo spostamento dei punti equinoziali di primavera ed autunno. Questa teoria venne denominata la precessione degli equinozi. Nei secoli a seguire ci pensarono gli scienziati arabi a cronometrare lo slittamento degli equinozi con un avanzamento più rapido da 1 a 66 anni, rispetto a quello di Ipparco ossia da1 a 100 anni, sino a teorizzare un cambiamento nella velocità di precessione, come se questa fosse una funzione del tempo che doveva essere determinata sulla base delle osservazioni.
Con la sua installazione Rosa Mundi indaga quindi il gioco del tempo nell’indagine astronomica che, come variante matematica, deve considerare l’alea della inevitabile successione dell’imprecisione del calcolo umano.
Al tempo stesso anche il gioco delle forme, coniato e definito dal pensiero umano, si deve aggiungere l’ulteriore incognita dell’obliquità dell’eclittica, anch’essa variabile.
Nella ricerca di una teoria, in equilibrio tra le misure, le osservazioni storiche ed i rilevamenti operati nel corso dei secoli dagli studiosi arabi, del calibro di Ibn al-Zarquellu nel XI secolo e nelle successive Tavole Alfonsine, compilati a Toledo fra il 1252 ed il 1272 dagli astronomi del Re Alfonso X di Castiglia, si giunse presto ad un’equilibrata sovrapposizione dei diversi movimenti della precessione costante di Ipparco e del moto periodico oscillatorio, accessus e recessus, altresì denominato trepidazione.
La teoria, originariamente utilizzata esclusivamente come metodologia di calcolo, venne interpretata meccanicamente, con l’ausilio degli armillari nella seconda metà del quattrocento ed introdotta da alcuni astronomi, fra cui Regiomontanus e Peuerbach, per meglio spiegare il moto di acessus e recessus degli equinozi.
La sfera più esterna, Primum Mobile del sistema tolemaico, attorno alla terra, immobile nel centro dell’universo, rappresenta tutti gli altri corpi celesti, disposti in varie sfere concentriche e trascinati in una rotazione nelle 24 ore del giorno terrestre. Sull’eclittica di questa sfera sono incisi i simboli delle varie costellazioni dello zodiaco.
La sfera concentrica successiva, meglio conosciuta come la Nona, visualizza la precessione degli equinozi.
L’installazione è costituita da tre anelli, perpendicolari uno all’altro, di cui uno rappresenta l’eclittica. Questa sfera è fissata a quella esterna in modo tale che il suo asse di rotazione coincida con l’asse dell’eclittica della sfera esterna. Così, quando la sfera viene fatta girare a velocità costante, viene simulato l’apparente spostamento delle stelle e dell’eclittica che corrisponde alla precessione uniforme degli equinozi. Il giorno e la notte sono qui rappresentati in perfetto equilibrio. Equus Nox è il momento in cui la natura lancia all’umanità ed ad ogni forma di vita esistente un messaggio di rinnovamento e di risveglio dopo le lunghe notti invernali. L’Equinozio di primavera celebra il ritorno della primavera e della vita, l’ascesa della Dea dagli Inferi. E’ una festa che celebra la fertilità della Terra ed ha un particolare valore soprattutto nel paganesimo dell’area mediterranea.
Nel simbolismo cosmico, l’equinozio di primavera segna il momento dell’unione, fra una divinità maschile, appartenente alla sfera solare, ed una femminile, legata alla Terra o alla Luna. Il Dio Sole si accoppia con la Giovane Dea Terra. Anticamente, infatti, nel giorno dell’equinozio venivano accesi dei fuochi rituali sulle colline e la loro durata era di buon auspicio a simboleggiare l’era feconda della madre terra, venendo irrigati i campi. I Druidi, invece, sfruttando la corrispondenza perfetta tra ore solari e ore notturne, per celebrare i loro Riti.
L’equinozio è il momento adatto per aprirsi ai sentimenti e segna il momento in cui la Natura si fonde con la Madre Terra per celebrare la Vita che sboccia e si manifesta in tutte le sue forme.

Come per il raccolto del 21 settembre, questo è la festa dell’ equilibrio, al fine di celebrare l’equilibrio e l’armonia nell’universo.
L’Equinozio è il giorno in cui si commemora la discesa della giovane Dea nel mondo sotterraneo e il suo ritorno trionfante alla superficie della terra, portando con sé i doni della luce, del calore e della fertilità per tutta l’umanità e ciò’ fa pensare alle Dee Persephone, Kore, Blodeuwedd, Eostre, Aphrodite, Athena, Cybele, Gaia, Hera, Iside, Ishtar, Minerva e Venere. E’ inoltre la stagione del giovane dio come Herne il cacciatore, il pettirosso del bosco, l’uomo verde, Cernunno, il signore della natura, Dagda, Attis, Tammuz, il dio cornuto, Mithras, Odino, Thoth, Osiride.
Il motivo del sacrificio e della rinascita hanno un significato profondo per i cristiani che commemorano la crocifissione, morte e resurrezione di Cristo con la Pasqua. Qualunque sia la nostra credenza, questo è un periodo in cui celebriamo il trionfo della luce sul buio e sulla morte. Da un punto di vista del significato esoterico con l’Equinozio di Primavera, l’Anno Magico mette per la prima volta l’Io di fronte al non-Io, all’altro. Il percorso del Sole attraverso lo Zodiaco, che si rispecchia nella successione delle stagioni, è la grande lancetta che va di concerto con la crescita spirituale dell’Iniziato che segue l’Anno Magico.
L’Asse Equinoziale è fortemente carico di pianeti sessuali (Marte, e Plutone dal lato dell’Ariete, Venere e Proserpina dal lato della Bilancia) che ci indicano che il primo ridimensionamento del Sole-Egoità nei confronti di Saturno-Altri è comunque molto spronato dagli istinti sessuali ed è solo in parte una rinuncia al proprio egoismo e, in soggetti inconsapevoli, rischia di non riuscire ad emergere mai dalla sfera dell’egoismo.
L’Equinozio rappresenta dunque un punto cardinale nell’evoluzione di una persona, da un lato è la rinuncia necessaria e drammatica dell’Io alla propria unicità, dall’altro è l’inizio di ciò che gli antichi chiamavano Arbor Intrat Ingresso dell’Albero, ossia uno stato di consapevolezza o di Brahman orientale, ossia non-dualità non separazione.