Trepidazione Equinoziale Cerchi in ferro quattrocenteschi delle antiche botti di vino, vetro plastificato, tempera naturale 147cm<200 cm
Rosa Mundi costruisce una particolare sfera armillare, composta da tre cerchi di ferro ellittici, incastonati una dentro l’altra, anticamente anelli circolari delle antiche botti quattrocentesche custodite nella magica atmosfera delle antiche cantine di vino del Castello di Morsasco, in Piemonte sulla via francigena. Ognuna dei tre cerchi tratteggia una sfera con una propria immaginaria eclittica. La prima, partendo dal cuore dell’armillare, è divisa in sezioni corrispondenti ai dodici segni dello Zodiaco. La sfera armillare era destinata a mostrare sia la precessione sia la cosiddetta trepidazione degli equinozi, tanto in voga nel ‘400. L’originaria teoria dell’astronomo greco Ipparco, nel II secolo a.C., sul diverso tempo impiegato dal sole per giungere all’equinozio, di primavera in primavera, riconosceva un lento spostamento delle stelle, parallelamente all’eclittica, in senso contrario al moto diurno tale da dare origine allo spostamento dei punti equinoziali di primavera ed autunno. Questa teoria venne denominata la precessione degli equinozi.
Nei secoli a seguire ci pensarono gli scienziati arabi a cronometrare lo slittamento degli equinozi con un avanzamento più rapido da 1 a 66 anni, rispetto a quello di Ipparco ossia da 1 a 100 anni, sino a teorizzare un cambiamento nella velocità di precessione, come se questa fosse una funzione del tempo che doveva essere determinata sulla base delle osservazioni. Con la sua installazione Rosa Mundi indaga quindi il gioco del tempo nell’indagine astronomica che, come variante matematica, deve considerare l’alea della inevitabile successione dell’imprecisione del calcolo umano. Al tempo stesso anche il gioco delle forme, coniato e definito dal pensiero umano, si deve aggiungere l’ulteriore incognita dell’obliquità dell’eclittica, anch’essa variabile. L’artista crea un legame storico ed emozionale tra il presente, il passato ed il futuro, dove la memoria regna sovrana tra le fibre delle sue opere e lo sguardo dello spettatore. Lungo le pareti interne delle opere una scritta in tempera naturale fluorescente ci rivela il messaggio segreto dell’opera di cui il collezionista è chiamato ad essere principale guardiano e traghettatore.
KRAK DES CHEVALIERS
In Krak des Chevaliers per Rosa Mundi interpreta la luce dietro il muro, forte e tagliente capace di penetrare in ogni dove. Krak des Chevaliers rappresenta il dialogo eterno tra le pietre vive della storia e l’umana esperienza che ciclicamente si compone, scompone e ricompone. Un luogo simbolo della Siria, il castello roccaforte dei signori
della guerra, al contempo scenario per costruire la pace nei pressi di Homs, il castello medievale per eccellenza dell’era delle crociate. Due piccole fenditorie trattengono la luce, indicando in alcune ore del giorno la strada della pace e trasformando una palla di cannone in una morbida spugna circolare.
HUMANITY’S CONDITION
Humanity’s Condition è la prima delle sfere armillari del progetto evolutivo artistico creato da Rosa Mundi per uno spazio temporale di dodici anni. Il progetto trova le sue origini nella creazione dell’opera video art denominata Humanity’s time life in cui Rosa Mundi ha voluto narrare la storia dell’umanità come una sorta di Tabula Cebetis, ossia di narrazione infinita della vita, allegorico-simbolica, in base alla quale gli uomini, passando interno di tre circuiti di mura gremiti di personificazioni di vizi o virtù, aspirano a giungere al colle della Felicità. Il dramma dell’immigrazione, dell’abbandono della propria terra, dell’attraversare strade impervie e mari in tempesta, guerre e pericoli di ogni sorta alla ricerca della serenità, della pace e della felicità. Nell’opera prima emerge la raffigurazione di uomo che si contorce nel fondo del mare, negli abissi del suo pensiero e tra le nuvole del cielo del firmamento., una bolla o un pianeta fluttuante nell’universo mare dell’esistenza del firmamento. La prima sfera armillare di Rosa Mundi è stata concepita e realizzata per il Castello di Morsasco sede del suo atelier attraverso il riciclo ed il riuso dei ferri delle antiche botti del ‘400 e la frantumazione e rigenerazione di scarti vecchi di bottiglie di vetro.
MEDUSE | ROSONE
In Meduse e in Rosone, presente anche nella versione dei “Tamburi” oltre che delle sfere armillari spiega in modo figurativo e sonoro la percezione dell’artista nell’essere umano e animale, allineato nello spazio come un pianeta fluttuante nell’infinità dell’universo. Le meduse escono dal mare e si dirigono verso l’universo mare, racchiudendo tra il rosone e il giudizio universale il destino dell’uomo evidenziando la metamorfosi del concetto spaziale. I punti cardinali si rarefanno ed il sotto ed il sopra perdono ogni punto di riferimento in una prospettiva spaziale dell’universo e del mondo che fluttua nello spazio e noi su di esso.
RESURREZIONE
In Resurrection, l’artista opera una doppia operazione, ossia svela e rivela il momento evangelico più intimo e mistico dei passi del Nuovo Testamento. Tre donne sono le prime messaggere della Risurrezione di Cristo ai discepoli: Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo.
L’angelo gli dice “andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto” (v. 7). Il verbo “precede”, in greco, è “proaghei” che significa radunare e guidare. Resurrection è l’attimo, che perdurerà nei secoli, il momento i cui Gesù raduna di nuovo i suoi discepoli per confermarli nella fede in Lui chiamandoli ad essere testimoni in tutto il mondo. La Galilea diviene così luogo simbolo di rigenerazione e della predicazione di Gesù, preludio della missionarietà della Chiesa verso le genti. La storia allora non finisce nel sepolcro, ma esplode nel sepolcro perché Venerdì Santo non è l’ultima parola: l’ultima parola è la Pasqua, il trionfo della Vita, la vittoria del Bene sul male”.
PUNTO DI VISTA
Con Point de vue l’artista indaga l’umana percezione oltre i confini della realtà, tra l’origine dello sguardo,
l’immaginaria conoscenza e l’oggetto mirato. Il punto di vista dell’osservatore plasma l’oggetto osservato. Spesso
carico di una previsione, di un pregiudizio, di una precostituzione interpretativa che muta l’oggetto stesso
e la memoria del vissuto si aggiunge alla concreta realtà che diventa madre e generatrice di altre realtà, numerose e
molteplici. Una baita sulla sommità di una collina ricoperta di nave prestano l’immagine di un seno nudo aperto al cielo in una dinamica umana e personale di vedere ciò che vogliamo o immaginiamo di vedere.
MAGDALA
Con Magdala Rosa Mundi indaga quindi il gioco del tempo nell’indagine astronomica che, come variante matematica, deve considerare l’alea della inevitabile successione dell’imprecisione del calcolo umano. Al tempo stesso anche il gioco delle forme, coniato e definito dal pensiero umano, si deve aggiungere l’ulteriore incognita dell’obliquità
dell’eclittica, anch’essa variabile. Magdala è una parola ed un nome che ci riporta alla storia di Cristo, è il nome di una donna tra le più importanti del Nuovo Testamento, è una città ed è oggi uno dei siti archeologici più interessanti della Galilea e di tutta la Terra Santa. Magdala è l’archetipo ed lo stereotipo di un’idea di donna e di umana esistenza, generata da una trasparente stratificazione di pregiudizi, di necessità ordinamentali e comandi di governo, in perfetta non aderenza con la realtà, la vera storia e l’accaduto. Magdala di Rosa Mundi rappresenta l’infinito della storia in cammino, mascherata e coperta che vaga all’interno delle percezioni del mondo di ieri, di oggi e di domani che ruota,
imperfetta nella trepidazione equinoziale, all’interno della sfera armillare