L’artista crea un legame storico ed emozionale tra il presente, il passato ed il futuro, dove la memoria regna sovrana tra le fibre delle sue opere e lo sguardo dello spettatore. Lungo le pareti interne delle opere una scritta, in tempera fluorescente naturale, ci rivela il messaggio segreto dell’opera per il quale il collezionista è chiamato ad essere principale guardiano e traghettatore.
Rosa Mundi costruisce una sorta di scatole in diverse dimensioni in legno, in ferro, in marmo, in vetro, denominate “the box”, sovrapponendo una sull’altra, due o più lastre di vetro plastificato che raffigurano l’inizio e la fine del pensiero umano che si fa da verbo ad immagine, da racconto a ricordo, da sinfonia a memoria, da nota musicale a storia.
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Le immagini sono impresse dall’artista con pigmenti naturali e tempera a freddo, mescolata ad un materiale naturale, creato dall’artista tratto dalle membrane delle meduse, esseri viventi molto cari all’artista.
All’interno di ogni scatola “the box”, perfettamente autoportante, sono tracciati i pensieri dell’artista nelle lingue, definite morte, di una umanità che ci ha preceduto, ossia in latino, aramaico, greco antico, persiano antico, arabo antico e lingue sconosciute ai più ma non a Rosa Mundi. Il significato intrinseco dell’opera è contenuto nel concetto spaziale del verbo, nel tempo della sopravvivenza dell’opera e del detentore medesimo, oltre l’umana percezione del collezionista, chiamato ad esserne custode e principale interprete vivente.
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La fisicità del concetto spaziale, ossia l’immaterialità della percezione dell’infinito in “the box“ di Rosa Mundi sono l’essenza del “non luogo”.
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Rosa Mundi con la sua produzione artistica mira a proseguire oltre i confini della visione materica dei tagli di Fontana generando infinite smagliature di luce, tra la trasparenza, i riflessi, i coni ottici l’immaginario e della sovrapposizione degli sguardi.
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