“SOTTO SOPRA” mostra personale a cura di Giancamillo Custozza in occasione dei mondiali di sci a Villa Helvetia via castello 55 e Contemporary & art Galleria Croce Bianca 7 Cortina

Contemporary & Co
Galleria Croce Bianca 7 Cortina d’Ampezzo BL

VILLA HELVETIA Minigolf Helvetia
Via castello 55 Cortina d’Ampezzo BL

SOTTO SOPRA
mostra personale dell’artista ROSA MUNDI

a cura di
Gian Camillo Custoza
in memoria di Sebastiano Tusa e Aurelio Pes

Inaugurazione della mostra
Domenica 7 Febbraio 2021 ore 12:00
Minigolf Helvetia Via del Castello 55 Cortina d’Ampezzo BL
La mostra Sotto Sopra ospitata dal 28 Dicembre 2020 al 28 Dicembre 2021, presso la Galleria Contemporary & Co, in Galleria Croce Bianca 7, a Cortina d’Ampezzo BL, e presso il Minigolf Helvetia, in via del Castello 55, sempre a Cortina d’Ampezzo, offre al visitatore l’eccezionale possibilità di vedere riunite una serie di opere d’arte afferenti ai principali della poiesi dell’artista contemporanea Rosa Mundi.
La mostra Sotto Sopra è allestita in occasione dei Campionati del mondo di sci alpino 2021, previsti a Cortina d’Ampezzo, dal 7 al 21 febbraio 2021; due settimane di gare maschili e femminili, ed eventi, che coinvolgeranno, direttamente, in presenza, circa 6000 persone, tra addetti ai lavori, volontari, tecnici, preparatori atletici, ski man e dirigenti, oltre che, 600 atleti provenienti da 70 nazioni, pronti ad aggiudicarsi i 13 titoli mondiali in palio.
Nella mostra Sotto Sopra, due elementi, complementari, interagiscono tra loro: l’arte e lo sport. Essi richiamano ciascuno una serie di contenuti e valori. Un’attenzione particolare, certo, è stata rivolta al tema dell’ambiente: Cortina; la montagna; la neve. Parimenti, lo sport, i Campionati del mondo di sci alpino Cortina 2021, è qui inteso come occasione di attenzione per i principi di sostenibilità; correttamente infatti, il Comitato organizzatore, formato da FISI Federazione Italiana degli Sport Invernali, Comune di Cortina d’Ampezzo, Provincia di Belluno, Regione Veneto, Coni e Presidenza del Consiglio dei Ministri, si è assunto l’impegno di minimizzare l’impatto ambientale, massimizzando il riutilizzo dei materiali.
La cultura rappresenta oggi, per ogni uomo e per ogni donna, un antidoto contro l’ignoranza; oggi l’arte può essere, non solo l’alternativa alla dis-graziata contemporaneità, ma anche la risposta più performante per vincere la triste quotidianità della pandemia. Cortina d’Ampezzo, e le sue montagne, riconosciute dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, sono la materializzazione stessa della più aggiornata coerente e corretta concezione di bene culturale, sono eccellenze che, al pari di poche altre nel mondo, possono essere lo strumento privilegiato per costruire una concreta prospettiva di bellezza e di salute, da trasmettere alle nuove generazioni.
L’obiettivo dichiarato è lasciare in eredità alle future generazioni un patrimonio culturale del quale l’arte ed il nostro territorio, prontamente riqualificato e valorizzato, siano parte essenziale; fondandosi sui concetti di innovazione, sostenibilità ambientale, ed amore per l’arte, l’entusiasmo, la gioia, e tutte quelle emozioni che uniscono artisti e committenti, atleti e tifosi, nella gioia di vivere una vita sana nel contesto dei vari paesaggi dell’arte e della natura, possono essere l’antidoto al triste presente della pandemia.
Al centro del discorso vi è la promozione di un’idea di cultura educativa dello sport, inteso come gioco, come veicolo di valori, impegno e lealtà innanzi tutto, nella prospettiva di una valorizzazione del territorio, nel rispetto della tradizione e dell’ambiente; ecco perché, in occasione dei Campionati del mondo di sci alpino Cortina 2021, la fondazione Donà dalle Rose, promotrice dell’evento Sotto Sopra, intende donare al comune di Cortina d’Ampezzo l’opera The Time of Game che l’artista Rosa Mundi, realizzerà a Cortina d’Ampezzo tra il 7 ed il 21 febbraio 2021.
Nella speranza che il progetto incontri la sua approvazione ed in attesa di un suo cortese riscontro porgo distinti saluti,
Arch. Ph. D Gian Camillo Custoza.

Il Teatro del mondo di Rosa Mundi
Rosa Mundi è lo pseudonimo dietro al quale si cela l’anima eletta di un artista colta e raffinata indagatrice instancabile, sia del reale, del fenomenico, che dell’immaginifico, meglio, del metafisico. Le opere d’arte esito felice della poiesi di Rosa Mundi sono chasteliane favole, forme, e figure, dell’arte, attinenti al darsi sapiente di un artista poliedrica, segnatamente caratterizzata da una progettualità multiforme, mista di ricerca antropologica e storica; qui, pittura, scultura, fotografia, cinematografia, video, installazioni, e performance, si alternano, in un caleidoscopio di eventi che informano il variegato e proteiforme catalogo dell’artista.
Quello di Rosa Mundi, è un momento creativo dello spirito qualificato da una filosofia dell’arte che si definisce, non già, sostanzialmente, nella mera identificazione con la disciplina estetica, ma viceversa, si precisa, differenziandosi da questa, nei termini già introdotti da Theodor W. Adorno. Non i criteri del bello, indagati attraverso una teoria del giudizio, o del sentimento di piacere, ma un preciso significato metafisico, informa la filosofia dell’arte di Rosa Mundi; è questo il senso più profondo di un pensiero che si da a partire da un’interpretazione, direi eminentemente romantica, prelevata dalla frequentazione assidua degli scritti di Schleiermacher, dei fratelli Schlegel, di Schelling, di Heghel, ed anche, per taluni aspetti, della filosofia dell’arte di Giovanni Gentile.
Come detto, la ricerca artistica di Rosa Mundi è indirizzata sia in senso antropologico che storico; tale indagine è consapevole della necessità di affrancarsi dal relativismo culturale antropologico, cioè da quella modalità di confronto con la variabilità e la molteplicità di costumi, culture, lingue, e società, che caratterizza l’atteggiamento relativistico dinanzi alle molteplicità sopra elencate, rendendolo incline a riconoscerne le ragioni, ad affermarne, non solo l’esistenza, ma anche l’incidenza, e la significatività.
Rosa Mundi lascia traccia del suo sapere; l’artista rigenera le antiche lingue fondamento della cultura occidentale, il greco, il latino, l’aramaico; le colloca al centro della propria poiesi, assegna a queste, nella diacronia del tempo lineare, una valenza formativa universale, contemporaneamente però, le proietta anche in una dimensione extra temporale, che cela al suo interno un’idea, un concetto spaziale, materico e linguistico, immago di un tempo non lineare, direi anzi circolare, il tempo di Dio.
Il greco antico, il latino, l’aramaico, sono qui strumenti operativi, esito di una ricerca linguistica che affonda le proprie radici nella genesi della cultura occidentale; rappresentano il mezzo del darsi di una visione estetica ed estetizzante dell’arte, relativa al suo essere immanente elemento essenziale, condizione di esistenza, della civiltà; una presenza salvifica questa, assolutamente necessaria nel dis-graziato mondo contemporaneo. L’arte salverà il mondo! Afferma il principe Myškin nell’idiota di Dostoevskij, ma ciò potrà accadere solo se il mondo si ricorderà dell’arte, se artisti come Rosa Mundi continueranno ad alimentare la loro poiesi, se noi tutti seguiteremo a coltivare il bello. Ciò che davvero conta nell’arte di Rosa Mundi, è la capacità di riflessione dell’artista, è la prerogativa di introspezione di Rosa Mundi, è la sua ri-elaborazione del portato artistico ed umano, è il suo personale sguardo sul mondo. La figurazione, l’archetipo, del teatro del mondo di Rosa Mundi, è la sfera armillare, simbolo ed attributo, nell’iconografia rinascimentale, di saggezza e conoscenza. La sfera armillare, anche nota come astrolabio sferico, è un modello della sfera celeste inventato da Eratostene nel 255 a C., adottato da Tolomeo, perfezionato dall’abate Gerberto di Aurillac, a Bobbio, alla fine del X secolo; è uno scheletro formato da anelli metallici graduati che collegano i poli e rappresentano l’equatore, l’eclittica, i meridiani ed i paralleli; ciascuna di queste armille rappresenta uno dei circoli della sfera celeste, al centro di essa è posta una sfera che raffigura la terra, o in seguito il sole; la sfera armillare è usata per mostrare le meccaniche celesti delle stelle e dei pianeti in movimento attorno alla Terra.
Rosa Mundi, nel corso della sua attività artistica ha sperimentato diverse forme d’arte, da quella plastica, a quella pittorica, fotografica, performativa, cinematografica, in un percorso di ascesi continua, sempre indirizzato alla conoscenza di sé, e del mondo. In tale contesto l’arte è stata una lente attraverso la quale approcciare, indagare, interpretare, e descrivere, il mondo; è stata un cono ottico, un preciso angolo, una peculiare angolazione del campo visivo, caratterizzata da specifica ampiezza di gradi, da una visuale limitata, certo, ma aperta verso l’infinito; uno spazio rappresentato dall’intersezione di due semirette originate in un medesimo punto del piano. La prospettiva, intesa come insieme di proiezioni e di procedimenti di carattere geometrico matematico, che consentono di costruire l’immagine di una figura dello spazio su un piano, proiettando la stessa da un centro di proiezione posto a distanza finita, a seconda dei casi, una proiezione centrale, o conica, o ancora, una prospettiva centrale, configurata come diretta applicazione di uno dei metodi di rappresentazione appartenenti al corpo della geometria descrittiva, per la quale, certo, vale il requisito della sostituibilità fra la figura obiettiva e la sua proiezione, informa il campo di esistenza dell’arte più interessante di Rosa Mundi.
In tale contesto la prospettiva è elemento fondamentale! Data una figura nello spazio deve sempre essere possibile determinarne l’immagine su di un piano, come, viceversa, data l’immagine, si deve poter risalire alla configurazione della figura nello spazio; intorno a tale concetto Rosa Mundi costruisce le sue sfere armillari.
La prospettiva è nell’arte di Rosa Mundi panofskyanamente intesa come forma simbolica; ecco irrompere nella poiesi dell’artista le forme simboliche di Ernst Cassirer. La prospettiva non è qui un semplice elemento esterno o tecnico dell’opera d’arte, ma è piuttosto un momento stilistico, anzi è una di quelle forme simboliche attraverso le quali un particolare contenuto spirituale, viene connesso ad un concreto segno visibile, ed intimamente identificato con questo. In tema di prospettiva, la lista vertiginosa delle fonti di Rosa Mundi, spazia con straordinaria ricchezza di spunti ed idee, si va dall’antichità classica, improntata dalla coeva concezione generale dello spazio, alla prospettiva brunelleschiana del Rinascimento, a quella della Maniera e barocca, ed ancora alla sua avventura nell’arte moderna, ove essa, per altro, rivela il suo carattere, sia di consolidamento e sistematizzazione del mondo esterno, sia di ampliamento della sfera dell’io. Una concezione prospettica dello spazio per altro talvolta contrastata per opposte ragioni: se infatti Platone già la condannava, ai suoi cauti inizi, perché deformava le vere misure delle cose, l’espressionismo invece evitava la prospettiva perché essa confermava e garantiva quel residuo di obiettività che persino l’impressionismo aveva dovuto sottrarre alla volontà figurativa individuale, cioè lo spazio tridimensionale della realtà in quanto tale.
Ad appassionare Rosa Mundi è però anche la capacità dell’arte di ri-generarsi, di ri-modellarsi e vivificare, ciò avviene entro il darsi di un’idea di ciclicità della natura direttamente prelevata dalla traditio della mitologia classica, greca e romana. È qui convocato, direttamente, il mito della dea greca Persefone, anche detta Kore, Proserpina per i Latini, figlia di Cerere, rapita da Plutone mentre raccoglieva fiori sulle rive del lago Pergusa, presso Enna, in Sicilia, in seguito a ciò divenuta sua sposa, e regina degli Inferi. È la narrazione del ratto di Proserpina, si pensi all’Epitome Oraculorum di Proclo, noto attraverso Marafiotus, e Strabone: sconvolta per il rapimento della figlia, la dea Cerere invoca l’aiuto di Giove ed ottiene la liberazione di Proserpina, la quale può ritornare sulla terra a patto che trascorra sei mesi all’anno negli inferi. Cerere fa calare il freddo ed il gelo durante i mesi di assenza della figlia, e fa risvegliare la natura in quelli qualificati dal ritorno di Proserpina sulla terra.
Il collezionista è chiamato ad essere il custode dell’opera d’arte e del complesso dei suoi significati, nella consapevolezza che questa trascende la singola esistenza, sia dell’artista che del committente. Il legame indissolubile tra artista e collezionista è infatti funzione dell’interazione virtuosa tra la creatività, la creazione artistica, il trascorrere del tempo, il gusto del bello, ed il collezionismo. L’arte salverà il mondo, si diceva, staremo a vedere! Vedremo se la profezia del principe Myškin avrà compimento.

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