Rosa Mundi Award for Finalist Biennale Arte di Cipro | Larnaca 2023

THE FORTRESS OF THE NEW DOGMA

“Dall’ultima cena al dogma prodotto dalla stampa”

L’installazione complessivamente si chiama “LA FORTEZZA DEL NUOVO DOGMA” (THE FORTRESS OF THE NEW DOGMA)
ed è composta da più opere da me realizzate, in ordine:

“LA CHIAVE DELL’ULTIMA CENA”
dipinta su vetro con pigmenti vegetali ed animali marini su vetro e specchio, che raffigura una mia composizione pittorica dell’ultima cena di Cristo, con i 12 apostoli e la figura di Giuda rappresentata con uno specchio che riprende la sua ideale sagoma. Lo specchio è la porta attraverso la quale lo spettatore entra involontariamente in scena, all’interno della Domus, la casa ove è ambientato idealmente uno dei banchetti più importanti della storia. L’uomo e l’umanità è rappresentata come un ripetersi e continuto tradire sè stessa nel corso dei secoli;

” THE REMPLACEMENT OF A DOGMA”
una versione della mia “ultima cena” dipinta su vetro con pigmenti vegetali ed animali marini su vetro e specchio, in cui ho simulato uno scoppio figurativo dell’immagine di Giuda, poggiando di fronte al quadro,  sul tavolo rettangolare 12 armi (dalle mitragliette a delle pistole) composte con giornali News Papers di tutto il mondo, ed al centro una chiave e tanti piccoli pezzi di vetro. Questa opera è a sua volta attorniata di pile di giornali quotidiani provenienti da tutto il mondo.

Alla destra di remplacement of dogma, un’opera di Banksy che rappresenta la MONNALISA che spara sul mio quadro “‘ultima cena” con un bazuka in mano

Davanti a queste tre opere, sulla sinistra “RESURRECTION” con le sagome di tre donne ( a significare le tre marie che si recano il giorno dopo al sepolcro di Cristo). L’opera fa parte della serie “The box” ossia delle mie opere che ho iniziato a produrre nel 1998 utilizzando materiale di riciclo, perfezionate poi con il tempo con cui ho dato inizio ad una nuova corrente che ho denominato NEOSPAZIALISMO. La ragione di questa definizione sta nel creare uno spazio infinitamente piccolo e diverso, compenetrato dalla luce e quindi restituito allo sguardo dello spettatore in infinite possibilità spazili. I pigmenti di colore sono ricavati da polvere di pietra proveniente dal Sinai e pigmenti animali marini che ricavo dalle meduse spiaggiate.
All’interno delle scatole sono nascoste delle scritte, una sorta di messaggio universale, in latino (in altri casi in greco antico o in arabo antico o in aramaico) al fine di rendere ancor più spaziale ed infinita l’interpretazione e lo sguardo e il significato possibile conferito dall’osservatore.

Sempre davanti, ma sulla destra una piccola opera della serie delle mie sfere armillari (che ho messo in opera in diverse dimensioni e materiali a partire dal 2016 utilizzando i ferri ed i legni di antiche vecchie botti del ‘400 del Castello di Morsasco in Piemonte ove ho un atelier) è posizionata l’opera che si chiama “SOSPENSIONE DEL PENSIERO”, in cui stigmatizzo con due diverse sagome di uomo l’attimo in cui si concentra la potenziale riflessione e pensiero dell’uomo e lo sprigionarsi di un’idea. La condizione dell’uomo sospesa tra il pensiero in potenza e la sua realizzazione manifestazione chiara e le conseguenze che ne vengono. In questa opera racchiudo tutta la visione antropocentrica dell’uomo dalla sua prima “domus”, il suo io, sé stesso e l’esternalizzazione e la collettivizzazione ed apertura agli altri del proprio pensiero. L’universo uomo è così racchiuso in una sorta di galassia epocentrica, la sfera armillare in cui tutto esternamente sembra essere a lui asservito.

L’intera installazione invece, LA FORTEZZA DEL NUOVO DOGMA,
è una riflessione sui dogmi del passato e quello più seducente ed insidioso del presente . Il Dogma è un atto di fede assoluta per la comunità credente, dichiarato solennemente; principio considerato verità indiscutibile. Il dogma è letteralmente una verità che non può essere discussa, custode di concetti altissimi e rivelazioni soprannaturali, pietra angolare che regge l’arco della fede di una lettura spesso religiosa del mondo . Infatti quando pensiamo al dogma, ci viene alla mente la religione ed i suoi numerosi dogmi.
Ma il dogma risiede anche in altre dinamiche, il dogma si mostra come arbitro pretenzioso, che mettere in dibbio ha sapore di sfida perché indubitabile. Storicamente, il dogma è stato vissuto in entrambi i modi. Potremmo dire che si tratta di un assioma , che però non vive nell’ambito della logica, quanto in quello della religione, e per estensione delle scienze sociali in genere.
Con questa opera, ben oltre il dogma della trinità, dell’immacolata concezione o del corpo di Cristo nell’eucaristia, spingendosi al più grande e pericoloso dogma della nostra epoca moderna, ossia un certo tipo di Stampa che campeggia verità ineluttabili ed indiscutibili, pietrificandosi sostituendosi vistosamente alla verità o alle verità possibili, con la forza della reiterazione mediatica di una notizia a prescindere dalla sua fonte e corrispondenza alla realtà dei fatti. La stampa revisionista storica, asservita a dinamiche politiche e geopolitiche, come economiche che per la forza divulgativa di cui dispongono come dogmi inconfutabili, soffocano ogni possibilità possibile di dare la voce ai veri accadimenti o alle ragioni degli stessi.

Home Away from Home – come tema generale ideato dal curatore Yev Kravt , è stata per me un occasione esplorativa del relativismo culturale proprio di ogni appartenenza, radicato nella propria lingua, nella cultura, nella religione nella quale ci sentiamo al sicuro semplicemente perchè ci siamo cresciuti e vissuti, come una sorta di Mura del pensiero che rassicurano. Ed il rafforzarsi di un dogma quotidiano, generato dal susseguirsi di informazioni verosimili che, pur non avendo la specificità e l’analisi critica di una fonte accademica ed accreditata, ma rispondenti all’esigenza dell’informazione veloce las- minute anticipatoria del pensiero critico,  sfuggono alla logica ed alla concreta ricerva della verità e assumono la forma del dogma.

La Fortezza di Larnaca, luogo prescelto dalla curatrice per posizionare la mia installazione è fortemente evocativa della Fortezza del nuovo Dogma, del V ormai collaudato e fortissimo potere: la Press, la stampa e dei giochi in essa sottesi, spesso ignorati dai suoi fedeli seguaci.

– Biennale Arte di Cipro| Larnaca 2023 Rosa Mundi ha ottenuto l’Award for Finalist – 59° Biennale d’Arte Venezia ROSA MUNDI artista del Padiglione di San Marino | Postumano Metamorfico | 23 aprile /28 novembre 2022 Venezia – 57° Biennale d’Arte Venezia – Rosa Mundi artista ideatrice BIAS (Biennale internazionale arte contemporanea sacra- www.bias.insitute) promotore del Padiglione Iran 13 maggio al 26 novembre 2017 – 15° Biennale Architettura di Venezia – Rosa Mundi artista selezionata dal Politecnico di Torino nella mostra “Gang City” 28 maggio al 27 nobembre 2016 – Rosa Mundi Finalista selezionata Biennale Arte di Helsinki – Pixelache – Rosa Mundi selezionata Biennale Donna di Trieste – novembre 2017 – Rosa Mundi artista selezionata Biennale del Sale – agosto 2017

“Posologia Umana”

3333 d.c.

L’artista con l’installazione “Posologia umana” inscena il laboratorio di un grande gigantesco ordinatore, una sorte di demiurgo senza tempo che ha finito l’esperimento del mondo e dell’umanità che si è spinta sino all’autodistruzione. Dopo avere estratto tutto il gas ed il petrolio dalle viscere della terra, gli oceani e tutti i mari prendono fuoco, e si fossilizzano diventando marmo nero del Belgio e le terre emerse si pietrificano diventando pietra occhio di tigre. Il mondo scoppia e si apre in due. L’uomo è già parte fossile del tutto con la sua storia ed i suoi tempi. Il grande ordinatore avrà finito il suo esperimento e guarda tutto dalla sua prospettiva galattica. La quadratura del cerchio che rivela una galassia rinchiusa nel suo laboratorio che è possibile sbirciare dagli oblò disposti come in numeri di un grande gioco dei dadi. Accanto l’Europosaurus, una sorta di grande dinosauro composto da 16 vertebre e 17 bacini rappresentati da micro sfere armillari (opera simbolo di Rosa Mundi) e da 17 valigie in vetro ed in marmo a significare le 17 ere della vita dell’uomo sulla terra repertoriate dal grande ordinatore demiurgo: 14 in vetro e 3 in pietra, ossia in marmo nero del Belgio (100 % petrolio) e in marmo verde del Guatemala ( composto da vegetali fossili).

La fine del mondo lo scoppio finale quando tutto sarà fossile e pietrificato
marmo nero del Belgio e pietra occhio di gatto. Sullo sfondo la città simbolo di Palmyra riproposta da Rosa Mundi attraversata dal muro del tempo e dalla parte posteriore di un cavallo arabo che lo attraversa.

59° Biennale Arte di Venezia
Padiglione della Repubblica di San Marino

EUROPOSAURUS ( 17 valigie + 16 anelli della colonna vertebrale)
Homo Vaccinum
Homo Faber
Homo Gutenberg
Homo Bellicum

Rosa Mundi : Itinerario dalla distruzione alla nascita di Angela Vettese

Rosa Mundi ci propone una visione filogenetica e ontogenetica del mondo e dell’individuo. Per fare questo, chiude o piuttosto comprime in una stanza-scrigno una serie di sculture ambientali e oggettuali, dipinti fluorescenti che contengono frammenti di medusa, libri stoccato come memorie inattingibili ma presenti del sapere. Prende corpo così la sua personale riflessione sullo stato del pianeta e sul destino dell’uomo, con un eclettismo tecnico che privilegia i materiali tratti dalla natura.
All’ambiente, dall’andamento volutamente labirintico e capace di unire in modo paratattico una molteplicità di opere, si accede avendo sulla propria sinistra una sorta di micro-deposito con materiali svariati e ferri del mestiere: un bagaglio materializzato della memoria personale e collettiva. Di fronte sta il ritratto di Rosa Mundi di Federico Bonelli, il protoquadro legato alle maree di Venezia e della Normandia che sono i luoghi dove l’artista si è formata.

Subito dopo ci si trova nell’opera 3333dc: un cubo di marmo nero del Belgio, materiale privilegiato in quanto composto di petrolio e zolfo, al cui centro sta una sfera appoggiata su di una colonna cilindrica. La sfera così posizionata propone, grazie al suo materiale, una memoria della vita da cui nasce e anche il suo stato ormai fossilizzato, quindi inadatto ad accogliere vita nuova: rappresenta infatti la Terra e il suo possibile destino di luogo reso inospitale dallo sfruttamento umano. I continenti vengono rappresentati da superfici di pietra Occhio di Tigre, in contrasto con gli oceani neri, a mostrare il pianeta come un globo crepato, esausto e reduce da uno scoppio. Ciò che c’era prima dell’esplosione, o forse ciò che vorremmo ci fosse ancora, compare in un nastro dipinto all’interno del cubo contenitore sul cui si svolgono immagini surreali, pacificate e inquiete allo stesso temo,, tra cui riconosciamo un cavallo arabo e il tempio di BAAL a Palmira. Sono segni di libertà e creatività perdute o aspirazioni a cui abbiamo ancora diritto? L’opera di Rosa Mundi non è solo assertiva, è anche connotata da molti dubbi e, nella sua multiformità, dalla convinzione che non ci sia un destino unico ma molte strade tra cui scegliere. .
Proseguiamo. Dopo avere esplorato e abbandonato il volume sacrale in cui una sfera si inscrive dentro un cubo, rendendo omaggio geometrico sia alla fattività della natura che all’intelligenza umana, pur nello scenario di una futura possibile distruzione totale, troviamo alla nostra destra un muro di finestre carbonizzate dentro le quali fluttuano meduse, esseri invertebrati e ossa di scheletri in corso di metamorfosi, tutti immersi in un liquido amniotico che le culla. La vita forse può sparire, o forse potrebbe resistere nei recessi in cui l’uomo nn la contamina.
Segue un piccolo spazio chiuso da un muretto, in cui un immaginario contemplatore può vedere, seduto in poltrona, il paesaggio di Gibellina, in forma di doppio omaggio al Cretto di Alberto Burri, al senatore Corrao e al Museo della Fondazione Orestiadi, che tanto hanno fatto per quei luoghi. La pausa dentro al recinto è in effetti un tributo a chi sa, nel quotidiano e nella storia, lavorare perché alla distruzione seguano anche atti di guarigione: sono molte le persone e le organizzazioni che hanno agito in Sicilia per la rinascita dai suoi traumi. Non siamo vittime di un destino ineluttabile, anzi, possiamo agir e qualsiasi fatalismo è imperdonabile.
Al centro dello scrigno espositivo si trovano le 17 valigie attraverso cui Rosa Mundi rappresenta la vicenda dell’uomo come essere in transito costante, da un passato di pietra a un futuro di metamorfosi, verso uno stato sia di macchina che di animale: l’Homo sine homo, forse quel cyborg sapiente di cui ci parla nei suoi testi visionari la filosofa Donna Haraway. Una tappa dopo l’altra, vediamo scorrere le sculture-valigia denominate che raccontano dell’inizio (Hominide in marmo con fossili ), dello sviluppo cognitivo (Homo Sapiens), della ricerca di spiritualità (Homo deorum) fino alla definizione di religioni specifiche (Homo filius dei), e ancora alla ricerca di strutture abitative stabili ( Homo vitruvius), di una relazione con la natura (Homo vegetalibus in marmo del guatemala, 100% vegetale), di una più facile trasmissione del sapere attraverso la stampa e altri messi (Homo Gutenberg), di una centralità del fabbricare come mezzo per modificare la natura medesima (Homo faber) fino alla volontà di conquista (Homo bellicum) e alla sua possibile fine in uno stato di distruzione della vita stessa (Homo petrolium) preceduta dai vantaggi, dall’iperstimolazione fisica e mentale e dai pericoli dell’età tecnologica (Homo ubiquity, Homo electricus, Homo imago, Homo vaccinum). Queste 17 valigie disegnano la spina dorsale della storia umana, fotografandone le ere, come bagagli che restano ancora attivi anche quando apparentemente superati: la froma-valigia racconta appunto la mobilità non solo della nostra storia di singoli o di collettività, ma la sopravvivenza di ciascuno stadio anche dopo che sia stato, in apparenza, superato da altro. Tre valigie sono di pietra, le altre di materiali tecnologici recenti. Ma tutte sono contemporanee a noi che le guardiamo e a se stesse, nonostante vogliano raccontare una storia che si srotola dentro il tempo.
Chiude la mostra, ultimo sguardo verso le finestre, l’opera più antica tra tutte quelle prescelte e quindi non realizzata per questa occasione espositiva: un quadro eseguito trent’anni or sono che congiunge la tela con i ferro, i pigmenti naturali con quelli chimici ma soprattutto il maschile e il femminile in un incontro erotico che è anche momento cosmico, nascita della nascita, speranza che contraddice le predizioni di morte. L’itinerario della visita si chiude e ripassiamo forzatamente davanti a una morte annunciata, ma non senza l’avvertimento che, nei recessi abissali dell’amore così come degli oceani, c’è ancora un foro, una fallla, un pozzo in cui penetrare per agire e sperando.

Homo Ubiquity
Homo Sonus

Homo Digital

METAMORPHIC POSTHUMAN by James Putnam, London, April/2022

Rosa Mundi’s project Metamorphic Posthuman is a complex and carefully articulated installation that includes a number of separate yet related elements with evocative titles. The overarching aim is to demonstrate the folly of mankind’s dominating instinct proposing that it should return to its original place, as an integrated rather than a superior part of nature. It also seeks to point out how powerless we are compared to the forces of nature in the wider universe. The art works are arranged as if to represent the imaginary study of a superior being who is contemplating all the various epochs of mankind. These are categorised via the metaphor of 17 transparent suitcases cataloguing humanity’s passage through time with the gradual transition from herbivorous mammals to Homo sapiens. They represent this journey through the various epochs with humanity’s disreputable ‘baggage’, composed of natural and artificial materials, enclosed within the suitcases. The final one represents mankind’s extinction in which is displayed a fictional mechanical rabbit in an upright position. The suitcases are arranged in the configuration of a dinosaur skeleton, hence the title Europasaurus/ European dinosaur. Above the suitcases are placed 15 small spherical astrolabes that represent a parallel vertebral column of humanity’s history and its relationship with the universe.

The dominant motif in Metamorphic Posthuman is the armillary sphere or spherical astrolabe, which is one of the defining characteristics of Rosa Mundi’s fertile imagination with her installation ‘Sfere Armillari 22’. Dating back to ancient times the armillary or spherical astrolabe is an astronomical device for representing the great circles of the heavens with a central sphere symbolizing either the Earth or the Sun. She has created her own unique version, consisting of three elliptical iron circles, set one inside the other, made from recycled iron from old, disused wine barrels from a Castle in Piedmont.

Mounted within the armillary are glass panels with a recycled plastic coating on which she paints a series of images using a special paint she has developed comprising tempera with natural pigments, mixed with an organic material extracted from beached jellyfish from the Venetian lagoon They also include texts written in ancient languages. The installation is accompanied by a soundscape with the noise of humanity merging with the pulse of the earth. Her work expressing the Big Bang theory, entitled 3333 A.D. is symbolised by a cube of Belgian pure black marble with a mirror-like polished finish

Metamorphic Posthuman is about the evolution and extinction of humanity set against the geological timeline from the earliest epoch to what is currently defined as the Anthropocene. It blurs the boundaries between painting, sculpture and installation demonstrating that art can provide a more sensual alternative to provoke thoughts and emotions about our endangered planet than reading the statistics presented by scientists, politicians, and environmentalists. One of the biggest problems in modern society is the belief that we’re separate from rather than part of nature. She acknowledges this dilemma and centres on the recognition that we have entered into the Anthropocene where human activities are upsetting the delicate balance of nature. Her ambitious multi-disciplinary installation employs the critical device of metaphor and touches on aspects of astronomy, anthropology, geological time and philos, ophy. Her works address the future yet retain a 19th century fascination for the wonders of nature with a meticulous attention to detail and an appreciation of the intrinsic quality of the materials she uses.

(1000 Characters version)
Metamorphic Posthuman is about the evolution and extinction of humanity set against the geological timeline from the earliest epoch to what is currently defined as the Anthropocene. It blurs the boundaries between painting, sculpture and installation demonstrating that art can provide a more sensual alternative to provoke thoughts and emotions about our endangered planet than reading the statistics presented by scientists, politicians, and environmentalists. One of the biggest problems in modern society is the belief that we’re separate from rather than part of nature. She acknowledges this dilemma and centres on the recognition that we have entered into the Anthropocene where human activities are upsetting the delicate balance of nature. Her ambitious multi-disciplinary installation employs the critical device of metaphor and touches on aspects of astronomy, anthropology, geological time and philos, ophy. Her works address the future yet retain a 19th century fascination for the wonders of nature with a meticulous attention to detail and an appreciation of the intrinsic quality of the materials she uses.

Homo Vitruvius
Homo Fiulius Dei
Homo sine homo
Homo Deorum

LETTO DI DIO

16 metri x 160 cm di garza di lino puro inchiostro, carboncino, fili d’oro
Istallazione vetro, corda e ferro

by Rosa Mundi
16 meters x 160 cm of pure linen linen gauze, charcoal, golden threads
Glass, rope and iron installation

Complesso Museale Arte Contemporanea Regione Sicilia| Palazzo Belmonte Riso |Palermo 2016

Location Cappella del Castello di Morsasco | Alessandria 2018

Il Letto di Dio scadenza il tempo dei sette giorni della creazione del mondo, secondo le sacre scritture delle tre religioni abramitiche: ebrea, cristiana e mussulmana.
La genesi è ritmata nell’opera dal crearsi di 6 tele, a formare un letto sospeso, che rappresentano i primi sei giorni della creazione culminando, al settimo giorno, con il meritato riposo di Dio.
Sulla garza di lino puro, Rosa Mundi tratteggia con il carboncino, l’inchiostro, ricami in fili d’oro e d’argento con rami di corallo, giorno dopo giorno, il tempo della creazione: la luce che nasce dalle tenebre, le terre emerse, il cielo, il mare e la terra che si formano, i mostri di cielo e di mare, le piante e gli alberi, la volta celeste, la creazione dell’uomo ed infine il riposo di Dio rappresentato con una sfera di vetro e specchi che tutto riflette ed immanente guarda e vive nel tutto.
Il Letto di Dio è anche una visione ecumenica di grande dialogo tra le tre principali religioni abramitiche nel susseguirsi e nascere l’una dalla costola dell’altra evidenziando i loro punti di incontro, soffermandosi sulla loro genesi.

LA GRAFOMANA

Sceneggiatura e Coreografia | Rosa Mundi 

La graphomane

ἰδὲ γὰρ ἀνθρώπους οἷον ἐν καταγείῳ οἰκήσει σπηλαιώδει, ἀναπεπταμένην πρὸς τὸ φῶς τὴν εἴσοδον ἐχούσῃ μακρὰν παρὰ πᾶν τὸ σπήλαιον, ἐν ταύτῃ ἐκ παίδων ὄντας ἐν δεσμοῖς καὶ τὰ σκέλη καὶ τοὺς αὐχένας, ὥστε μένειν τε αὐτοὺς εἴς τε τὸ πρόσθεν μόνον ὁρᾶν, κύκλῳ δὲ τὰς κεφαλὰς ὑπὸ τοῦ δεσμοῦ ἀδυνάτους περιάγειν, φῶς δὲ αὐτοῖς πυρὸς ἄνωθεν καὶ πόρρωθεν καόμενον ὄπισθεν αὐτῶν, μεταξὺ δὲ τοῦ πυρὸς καὶ τῶν δεσμωτῶν ἐπάνω ὁδόν, παρ᾽ ἣν ἰδὲ τειχίον παρῳκοδομημένον, ὥσπερ τοῖς θαυματοποιοῖς πρὸ τῶν ἀνθρώπων πρόκειται τὰ παραφράγματα, ὑπὲρ ὧν τὰ θαύματα δεικνύασιν (La Repubblica di Platone VII 514 a – b)

Biennale del Sale | Pietralia Soprana – Sicily 2017

La performance narra di quattro prigionieri ( Mario Bajardi, Barbara Cammarata, Rosa Mundi, Stella Wirz)  legati uno ad uno, in modo da non potersi voltare, seduti a terra in fondo ad una caverna. Fuori dalla Caverna c’è il mondo che si muove e vocifera. Musica composta da Mario Bajardi in sottofondo. L’eco ed il rimbombo del mondo entra nella caverna modificandone l’umana percezione.  Dietro di loro, a ridosso del muro della caverna, vi è un fuoco intenso una proiezione reale ed immaginaria dei prigionieri generata dalle loro ombre unite al mondo reale. Uno dei prigionieri scrive incessantemente delle lettere su un taccuino e via via le accartoccia e butta per terra.  I testi delle lettere sono in francese e sono tratti dal romanzo della psicoterapeuta belga Sophie Buyse, Edito nel 1995 da L’Ether Vague Patrice Thierry.

La nota psicoterapeuta ha scritto le numerose lettere che compongono il suo romanzo in occasione di uno stage scientifico che ha condotto nel 1990 tra le mura dello storico Istituto psichiatrico dell’isola di San Clemente a Venezia, oggi trasformato in albergo di lusso.

I quattro prigionieri incarnano i generi dell’essere riconducibili all’opera di Platone, in binomio, ossia al sensibile ed all’intellegibile. Le ombre sono il riflesso della nostra immaginazione, le nostre paure, i nostri incubi e timori.L’istallazione di Rosa Mundi rappresenta la vita ed il suo divenire in ciclica rituale infinita reale nascita e morte e viceversa.Il muro e le proiezioni su di esso rappresentano la frontiera tra l’irreale immaginario nutrito dalla mente umana, la barriera e la prigione della nostra anima.Le lettere, la corrispondenza epistolare unilaterale simboleggiano il passaggio e la metamorfosi delle idee immateriali in parole materiche scritte. Il sale ed il fuoco rappresentano il passaggio, l’atto liberatorio che permette al prigioniero, liberato ed uscito dal gruppo, di passare dalla conoscenza sensibile a quella intelligibile. Il rito del sale e del fuoco sanciscono l’atto liberatorio del nostro pensiero che si libera delle paure e delle negatività e guarda alla verità senza alcun timore. Superando il timore del bagliore della luce ed il suo accecare lo sguardo dell’uomo imprigionato e abituato a vivere esclusivamente nel suo immaginario, uno dei prigionieri sconfigge la sua paura, si libera della catene, si alza, prende le lettere accartocciate per terra della Graphomane e le butta sul fuoco con il sale. Il prigioniero liberato, si avvicina alla proiezione del fuoco e prende il sale imbrunito dalle fiamme con la carta bruciacchiata  e lo getta sull’istallazione di Rosa Mundi che si illumina, rivelando la forza della vera conoscenza, il bene e la bellezza delle idee libere da quella mediane della pura immaginazione, basata essenzialmente sui sensi e non sulla conoscenza.La musica di Mario Bajardi composta con Rosa Mundi per la performance “La Graphomane” è un susseguirsi di suoni del pensiero immaginario dei prigionieri, lo strisciare della penna sulla carta da lettere, le fiamme del fuoco riflesso, il rumore del sale sul bracere, il suono sciamano della vera conoscenza interpretato dalla Iris Pattyn , alcune parole tratte dalla Repubblica di Platone e dal romanzo psicologico di Sophie Buyse La Graphomane.

Virtual Mappatura Morfoempatica Fisiognomica Transanimale

Original Location – In the middle Mediterranean  apple’s eye, Rosa Mundi,  installazione/multimedia art

Partendo dalla creazione della Camera Oscura nel Libro Magia naturalis di Giovan Battista Della Porta nel 1586 (umanista napoletano, autore dell’Humana Physiognomonia in cui è tracciato il ritratto psicologico e morale dell’uomo a partire dal suo aspetto fisico complessivo) Rosa Mundi elabora e prosegue un’opera che indaga l’empatia estetica/materica/fenomenologica/spirituale/animale. Un viaggio ed una ricerca sull’empatia che parte dall’occhio animale costruito con lo stesso principio della camera oscura dove la lente dell’obiettivo corrisponde al cristallino, il foro di entrata della luce alla pupilla, oltre la quale si trova la camera oscura dell’occhio (sul fondo della retina le immagini vengono proiettate attraverso un processo cerebrale). La comunicazione tra due camere oscure meglio descrive la capacità di immedesimazione, considerata come intuizione, che consente l’accesso agli ambiti delle vita psichica e sensoriale. Attraverso un numero imprecisato di grandi foto di occhi di esseri viventi, (animali, uomini) stampate su seta inamidata (tirate e incorniciate in una camera oscura e tagliate all’altezza della pupilla) il pubblico scruterà il secondo strato (la camera oscura) detentrice delle immagini Virtual life della vita di quell’occhio con un micro video di 9 secondi. Sul retro un ulteriore strato con al centro una pupilla ma ai lati la proiezione riflessa dello scorrere della Virtual Life empaticamente visibile ai lati della pupilla.  Video arte con creazione video a scorrimento veloce virtual life di corrispondenza daranno il senso ritmato del tempo dato all’empatia, un percezione immediata definita intuizione. Due osservatori occasionali partiranno da parti opposte nel loro viaggio empatico transanimale, incrociandosi nel loro vagare ed osservare nella camera oscura. L’osservatore dovrà passare ogni singolo occhio e scrivere su un pannello touchscreen cinque parole (Visus oltre + 4 sensi primitivi)  di getto su ogni esperienza empatica vissuta, avrà 4.5 secondi per scrivere (ricollegandosi al ritmo spazio tempo dell’intuizione empatica). In ogni pupilla l’osservatore potrà stare il tempo necessario alla visione del video Virtual Life retroproiettato e passare alla pupilla successiva, 9 secondi non un secondo di più. Questo suo procedere sarà a piedi nudi e sul pavimento ci saranno modalità diverse di passaggio, sabbia acqua, fango, borotalco, vento, calore. Alla fine, nelle ultime due pupille ci saranno anche le cuffie, e si vedranno reciprocamente scorrere le 5 parole moltiplicate per le pupille viste, incrociate con le parole dell’altro contemporaneo osservatore occasionale. Qualora ci fosse coincidenza tra le parole dei due individui, un suono corrispondente allo sbattimento di ali trasformato in produzione in Infrasuono con la corrispondente proiezione di un fortissimo profumo di essenza di rosa.